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L’acqua italiana in mano alla Francia? Così rischiamo di perdere il controllo su un bene primario

Qualcuno dirà che al momento le priorità sono altre, che le notizie da dare sono quelle legate al Covid e ai Dpcm di Conte. Certo, è giusto. Ma allo stesso tempo è importante non abbassare mai la guardia e tenere alta l’attenzione su temi fondamentali. E l’acqua lo è, eccome se lo è. Così è bene segnalare che la Regione Piemonte ha approvato una norma che pone sul mercato i 67 grandi invasi pubblici da assegnare al migliore offerente, per produrre energia e profitto. E così l’acqua finisce nelle mire delle grandi corporation, soprattutto francesi, a due passi dal Piemonte. A spiegare come stanno le cose ci ha pensato l’avvocato Maurizio Montalto con un approfondito pezzo su IlDubbio.

“Oltralpe, Veolià, il gigante assetato, ha acquistato le quote della concorrente Suez (29,9%) detenute da Engie. Si rafforza fagocitando il suo maggior competitor. Il ministro dell’Economia e finanze Bruno La Maire ha espresso una chiara preoccupazione per la forza prevaricante esercitata dalle proprie corporation entro i confini patri. E al di là ci siamo noi, per nulla preoccupati dell’esposizione delle nostre risorse fondamentali agli appetiti dei colossi dell’ambiente. Eppure le multinazionali galliche hanno già assunto il controllo di gran parte delle nostre fonti d’acqua”.

Se qualcuno non lo sapesse, “Siciliacque è al 75% di Idrosicilia, che è 100% di Veolià; la Sorical è al 46,5% di Acque di Calabria, che è 100% di Veolià. Acquacampania è al 47,9% di Vianini Lavori (gruppo Caltagirone socio di Suez) e 47,9% di Siba spa, che è 100% di Veolià. Il Gruppo Acea, con Suez al 23,3%, è tentacolare: ha il controllo di oltre 1 milione di metri cubi d’acqua l’anno tra Lazio, Toscana, Campania, Molise e Umbria. È il primo gestore d’Italia. Le due multiutility francesi partecipano generalmente come soci di minoranza, in posizione celata talvolta, ma hanno il controllo delle aziende”.

Inoltre, gli impianti regionali dell’ex Cassa del Mezzogiorno, le fonti, sono oramai sotto il controllo delle big transalpine. “Nel frattempo – spiega Montalto – sono programmati investimenti per 180 milioni, previsti nel Recovery e spalmati su 7 anni, per la realizzazione di grandi adduttori, che percorrono la Toscana da sud verso nord, la cosiddetta autostrada dell’acqua. E se l’intenzione delle multinazionali controllate dallo Stato francese fosse appropriarsi materialmente dell’acqua, attraversare l’Emilia Romagna e il Piemonte non sarebbe una grande impresa, atteso il radicamento della Veolià anche in queste regioni e l’assenza di resistenze”.

Oggi particolarmente esposti appaiono gli invasi destinati all’impiego idroelettrico e che in emergenza andrebbero orientati all’uso idropotabile e irriguo. Ma tutto tace. Stiamo rischiando di perdere non solo la nostra acqua pubblica, ma anche la possibilità di gestirla come vogliamo in caso di emergenza. “Ma la Regione Piemonte ha tirato dritto verso il mercato, com’è avvenuto in Lombardia, Emilia, Friuli e Trentino Alto Adige, a costo della sovranità idrica e senza alcuna garanzia per la sicurezza nazionale”.

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