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Addio promesse elettorali, manovra economica “senza soldi”

Per la manovra finanziaria “servono soldi”. La presidente Meloni ha dovuto rifare il punto della situazione con la ministra del Lavoro, Marina Calderone.

Giorgia Meloni

Al centro dell’attenzione l’impossibilità di mantenere le promesse sull’abolizione del reddito di cittadinanza. Calderone avrebbe ribadito che molti dei recettori sono “occupabili”, come li chiama Meloni, solo sulla carta.

Dato il buco di bilancio e l’assenza delle coperture per le manovre imposte dalle promesse elettorali, dalle linee degli alleati e dall’Europa, Meloni fa conto sui quasi 2 miliardi di risparmio che porterebbe il taglio del sussidio per 660 mila beneficiari.

L’alternativa presentata alla presidente dalla ministra riguarda i corsi di formazione obbligatori in linea con le esigenze dei Comuni, compresi i lavori socialmente utili. Sarebbe una misura temporanea, valida fino al 30 settembre, con la garanzia di continuare a ricevere l’assegno, ma per Meloni è troppo poco.

Matteo Salvini

“Non c’è nessuno più di Fratelli d’Italia a volere una stretta sul Reddito”, dice il sottosegretario con delega all’attuazione del programma Giovanbattista Fazzolari, ma il contraccolpo del taglio lineare va tenuto in conto.

Matteo Salvini ormai detta la linea su TikTok: interventi tardivi sul reddito farebbero fallire la manovra finanziaria, mentre sul diktat della Lega riguardo al condono delle cartelle non ci sono ancora risposte adeguate, lo stesso sulla cancellazione dell’Iva su prodotti di pima necessità come pane, pasta e latte.

Il retroscena sul viaggio di Giorgetti negli Usa
Giancarlo Giorgetti

Misure non incluse nelle prime manovre previste dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che dice: “non è escluso che possa finire dentro il testo”. Anche da Forza Italia e da Noi Moderati insistono sull’importanza di questi punti per la linea politica e la tenuta del governo.

La manovra da 30-32 miliardi dovrà comunque sconfessare molte promesse elettorali: l’ossimoro della flat tax “progressiva” su tutte, già bocciata dalla Ragioneria dello Stato per la sua impraticabilità.