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“Alessia Pifferi è capace di intendere e di volere”. E adesso rischia l’ergastolo

Era capace di intendere e di volere Alessia Pifferi, la 38enne che nel luglio 2022 ha lasciato morire di stenti la figlia Diana di meno di un anno e mezzo, abbandonandola da sola in casa per sei giorni. Lo ha stabilito la perizia psichiatrica firmata dallo psichiatra forense Elvezio Pirfo, depositata e disposta dalla Corte d’Assise di Milano nel processo per omicidio volontario aggravato. Secondo il perito, la donna “non é stata né è affetta da disturbi psichiatrici maggiori” e “non è portatrice di gravi disturbi di personalità”.
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La perizia su Alessia Pifferi

Nel mese di ottobre lo psichiatra Marco Garbarini, consulente del difensore Alessia Pontenani, aveva prospettato che Pifferi scontasse un «deficit di sviluppo intellettivo di grado moderato» che, riporta Corriere della Sera, secondo la difesa non le avrebbe fatto provare empatia e accorgersi dei bisogni e della sofferenza degli altri; che non le avrebbe fatto prevedere e collocare nel tempo le conseguenze dei propri atti; e che l’avrebbe resa suggestionabile se incalzata dalle domande. Questo quadro psicologico era parso sposarsi con l’interrogatorio in aula di Pifferi, specie laddove si era rivolta al pm con un «io le chiedo gentilmente di non sgridarmi». La Corte d’Assise, presieduta da Ilio Mannucci Pacini, aveva ritenuto la perizia psichiatrica «necessaria» per verificare la «sussistenza al momento del fatto della capacità di intendere e di volere, nonché l’eventuale pericolosità sociale» della donna, e l’avevano affidata a Elvezio Pirfo, professionista anni fa già tra gli esperti del caso di Cogne, il quale ha svolto il proprio lavoro prescindendo del tutto dalle relazioni delle psicologhe di San Vittore. (Continua a leggere dopo la foto)

La perizia d’ufficio in sé, prosegue il Corriere della Sera, non vincola le prossime decisioni della Corte, ma, con lo sfarinarsi della prospettiva di una incapacità totale o almeno parziale di intendere e volere, alla difesa resta come obiettivo improbo quello di persuadere i giudici a scendere sino al reato di maltrattamenti nella forma della morte del maltrattato come conseguenza di un evento non voluto dal maltrattante, con pena da 12 a 24 anni. La consulenza tecnica del perito dei giudici verrà discussa nel contraddittorio tra le parti nella prossima udienza del 4 marzo.