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Alessia Pifferi, Diana costretta ad assumere tranquillanti: arriva la conferma

Sono stati resi pubblici i risultati dell’autopsia svolta sul corpicino della piccola Diana. E quello che emerge è agghiacciante. La bimba è la figlia di Alessia Pifferi, la donna che nel luglio scorso la fece morire di fame e di stenti a soli 18 mesi perché la abbandonò per alcuni giorni sola in casa. Secondo gli esiti preliminari dell’esame autoptico effettuati dai consulenti nominati dalla procura di Milano, a Diana sarebbero state somministrate delle benzodiazepine compatibili con quelle del flaconcino di En trovato vicino alla sua culla. Un sospetto maturato subito dagli inquirenti, ma che ora trova un drammatico riscontro.

Alessia Pifferi e la figlia Diana

Alessia Pifferi si trova in carcere a Milano dal 21 luglio scorso, accusata di omicidio volontario aggravato contro la figlia. La donna ha sempre sostenuto di aver dato a Diana soltanto delle gocce di paracetamolo prima di uscire di casa, per poi ritrovarla senza vita sei giorni dopo. La 37enne ha invece sempre negato con forza di aver fatto assumere alla bimba quei tranquillanti.

L’autopsia è stata effettuata dopo che il giudice aveva richiesto nuovi esami tossicologici, proprio allo scopo di accertare la presenza di benzodiazepine nel latte o in altri alimenti di Diana. Si voleva anche verificare se ci fossero eventuali tracce di dna della piccola sul beccuccio del flacone dei farmaci di Alessia Pifferi. I risultati dei test effettuati confermano oggi quel terribile sospetto: a Diana sono stati fatti assumere tranquillanti.

“Vorrei poter tornare indietro a quel giorno per non uscire e riavere la mia bambina. – ha scritto in una lettera Alessia Pifferi – Io non ho mai detto che mia figlia era un intralcio nella mia vita. Vorrei proprio sapere chi l’ha detto e perché. Io ho semplicemente detto che è molto più difficile fare una propria vita con un figlio piccolo Ancora di più essendo una ragazza madre”.

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