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Amazon riduce la vendita dei prodotti Crap: snack, bibite e acqua nel mirino degli articoli che non generano profitto

Se c’è un negozio online dove ormai si può trovare davvero di tutto quel sito è proprio Amazon: dalla tecnologia fino alla musica e ai film, dai mobili fino al cibo, ma a quanto pare non tutti i prodotti risulterebbero redditizi per il colosso dell’ecommerce. Sono i prodotti Crap, acronimo di Can’t realize a profit, che non riescono a produrre margini di profitto per via del loro ingombro elevato rapportato al basso costo, che in genere non supera i 15 dollari. Sono diffusi specialmente nella categoria Pantry, e rappresentano il gruppo degli snack, acqua o bibite in bottiglia, ma anche asciugamani di carta o detergenti per la casa.
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Secondo il Wall Street Journal, il gruppo di Jeff Bezos ha intenzione di delegarne la gestione ai venditori di terze parti, occupandosi sempre meno direttamente del loro stoccaggio in magazzino e delle spedizioni. Inoltre, avrebbe già avviato discussioni e trattative con i produttori al fine di studiare soluzioni per il packaging nuove o ottimizzate, così che possano occupare meno spazio durante il trasporto oppure aumentando la quantità di oggetti per pacco e anche il costo di ogni pezzo.

Entrando nel dettaglio, il giornale inglese ha menzionato l’esempio dell’acqua Smartwater di Coca Cola, venduta sulla piattaforma a 6,99 dollari e acquistabile tramite il Dash Button, dispositivo di Amazon che con una singola pressione di un pulsante permette di ordinare direttamente a casa il prodotto. Dopo aver concordato che le spedizioni del prodotto sarebbero partite direttamente dalla Coca Cola e non più da Amazon, la piattaforma ha notificato ai propri clienti Dash “che l’articolo predefinito sarebbe stato una confezione da 24 unità al prezzo di 37,20 dollari”, ha scritto il giornale. Questo ha portato, da agosto, il prezzo di ciascuna bottiglia da 1,17 dollari a 1,55 dollari.

Sempre dalla rilevazione del Wall Street Journal, Amazon ha superato il valore di tremila miliardi di dollari, dando al colosso una leva importante nell’imporre le proprie condizioni ai marchi che distribuisce. La speranza è che il cambiamento in corso possa ottimizzare il processo di lavoro che, in questi giorni proprio con il Natale alle porte, è stato oggetto di scioperi e manifestazioni negli stabilimenti della società in tutto il mondo, dove i lavoratori hanno protestato per le precarie condizioni di lavoro nei centri logistici di Amazon e l’ostilità dell’azienda alle rappresentanze degli operai.

 

 

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