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Attivista portoghese rischia 20 anni in Italia. Conte come Pilato: “Non posso farci niente”

L’Italia sul piano internazionale perde ancora di più la faccia. Come se non bastassero le sparate di Salvini che annullano ogni giorno la nostra credibilità, ora ci mette il carico ance il “premier” Conte. C’è stato infatti un confronto deciso tra il presidente del consiglio Conte e il collega portoghese Antonio Costa durante il Consiglio europeo di Bruxelles.

Un confronto che ha messo tra parentesi per qualche intenso minuto la procedura di infrazione contro l’Italia e ha avuto al centro le sorti di Miguel Duarte. Il ragazzo, 25 anni, portoghese è stato fermato dalle autorità italiane ed è accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per aver salvato naufraghi sull’imbarcazione Iuventa, sequestrata nel 2017.

Un’accusa che ha dato scalpore in Portogallo. Giustamente. Sono partite petizioni, manifestazioni, a difesa del giovane attivista è intervenuto il ministro degli Esteri e pure il presidente della Repubblica del Portogallo Marcelo. Il caso sta avendo una grande eco sui media del Paese lusitano e proprio 48 ore fa Costa ha dichiarato di non essere stato preallertato in alcun modo sul processo e di essere stupito che qualcuno possa rischiare 20 anni per “aver salvato vite”.

“Se vedo qualcuno affogare in mare non gli chiedo il passaporto” ha dichiarato l’altro ieri Duarte. Nel bilaterale Conte ha risposto a Costa di “non poterci fare nulla” perché la magistratura italiana opera indipendentemente.

Anche se la vicenda risale a prima della nascita del governo gialloverde, per il Portogallo progressista resta scandalosa la severità con la quale vengono perseguiti i soccorsi ai migranti.

Così l’Europa fa i conti con la faccia dura dell’Italia all’epoca del sovranismo di Matteo Salvini. E noi continuiamo a perdere la faccia e a guadagnarci l’etichetta di quelli che lasciano annegare in mare vite umane.

 

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