Lo scambio di lettere, più o meno al veleno, tra Aspi e il governo giallorosso prosegue incessante. La trattativa, invece, non si sblocca. Una situazione che sta creando non poco imbarazzo soprattutto per chi, Conte in primis, mesi fa aveva annunciato il raggiungimento di un accordo definitivo e che vede ora il rischio di un prolungamento dei tempi. Con un finale ancora tutto da scrivere, dopo che a lungo il più era sembrato fatto.
Un ostacolo non da poco, visto che stando a quanto dichiarato dal premier Conte proprio il trasferimento dell’88% di Aspi sarebbe la condizione necessaria per cancellare la procedura di revoca delle concessioni. La società guidata dall’ad Roberto Tomasi, però, da quell’orecchio non sembra affatto sentire. Da par suo Atlantia rivendica il rispetto di tutti gli altri punti dell’intesa, sottolineando come un’eventuale revoca metterebbe di colpo a rischio 7 mila posti di lavoro.
Di fronte all’ennesimo colpo di scena Gualtieri ha tuonato: “Se non si rispettano gli accordi non si potrebbe interrompere il processo di revoca”. Ma i rischi dietro uno strappo sono tanti: a partire da un processo dai tempi lunghissimi fino ad arrivare, nella peggiore delle ipotesi, all’obbligo di pagare un mega-risarcimento. Una serie di insidie che tutti preferirebbero risparmiarsi. Ma l’accordo, a oggi, resta lontano.Il peso di Conte: un suo partito toglierebbe voti anche al centrosinistra