Vai al contenuto

È figlio di due donne, il ministero di Salvini: “Non può avere la cittadinanza”

È figlio di due donne, quindi il ministero dell’Interno non gli concede la cittadinanza italiana. Il dicastero guidato da Salvini si è opposto alla trascrizione dell’atto di nascita in Italia di un bambino nato in Inghilterra, figlio di una donne unite civilmente, una inglese e una italiana. La vicenda è ora all’attenzione del Tribunale di Bari che si è riservato di decidere. Nei giorni scorsi la Procura di Bari, che aveva dato avvio al procedimento con una richiesta al Tribunale di cancellazione dell’atto già trascritto dal Comune, ha revocato quella richiesta.

I giudici oggi, in udienza, hanno dato atto della revoca della Procura ma il Ministero si è opposto, insistendo perché l’atto di nascita del bambino venga cancellato. Nel procedimento sono costituiti il Comune di Bari con l’avvocato Bianca Laura Capruzzi, che sostiene la validità della trascrizione dell’atto e l’avvocatura per i diritti Lgbt, rappresentata dagli avvocati Pasqua Manfredi e Manuel Girola, sulla stessa posizione.

A quanto si apprende, il ministero dell’Interno, tramite l’avvocatura dello Stato con la legale Ines Sisto Monterisi, ha motivato la sua posizione sulla base della legge italiana relativa alle unioni civili che non parla di filiazione. Per il ministero, cioè, il fatto che le due donne siano unite civilmente anche in Italia è irrilevante perché, non avendo la madre italiana un legame biologico con il minore, il bambino non può avere la cittadinanza che in Italia è solo per diritto di sangue.

Due anni fa il bambino, figlio biologico di una donna inglese, viene dichiarato e registrato al momento della nascita, nel Regno Unito, come figlio della coppia omosessuale (l’altra donna è italiana). Al Comune di Bari, tramite Ambasciata, giunge la richiesta di trascrizione dell’atto, necessaria perché il bambino ottenga anche la cittadinanza italiana della seconda mamma.

Il Comune, come delegato del Governo, in assenza di una risposta da parte del ministero, decide di registrare l’atto di nascita ritenendo prevalente l’interesse del minore. Dal Viminale la risposta arriva solo alcuni mesi dopo e contiene il parere negativo alla trascrizione dell’atto. A questo punto gli atti vengono trasmessi alla Procura che inizialmente chiede al Tribunale di disporne la cancellazione; poi revoca la richiesta perché accerta l’unione civile delle due donne.

Il Tribunale ora dovrà decidere se ammettere il nuovo ricorso del ministero nonostante la revoca da parte della Procura e, in caso positivo, valuterà la questione nel merito.

 

Ti potrebbe interessare anche: La Meloni fa la corte (sovranista) a Salvini: “Io e te avanti senza Silvio”