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Bassetti: “Per un cattolico è immorale vedere nel migrante un nemico”

Un appello che arriva in un momento difficile, rivolto a un’Italia che rischia di cadere nella facile tentazione della paura per il diverso: “Per un cattolico è immorale vedere nel migrante un nemico da combattere o da odiare”. Parole forti, fortissime, che arrivano dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani. Che ha aggiunto: “Negli ultimi tempi si è diffuso un clima di terrore, a volte alimentato in modo irresponsabile, che ha fatto emergere rigurgiti xenofobi”.

Bassetti ha scelto di parlare attraverso le pagine de La Stampa proprio in questi giorni concitati, quelli che vedono andare in scena l’ennesimo braccio di ferro tra il ministro dell’Interno Salvini e una nave Ong piena di disperati del mare: “I cattolici devono rapportarsi al tema dei migranti con grande amore e fede certa, tenendo sempre a mente il Vangelo di Matteo: ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto”.“Papa Francesco –  prosegue Bassetti – ha donato alla Chiesa 4 verbi per affrontare la sfida delle migrazioni internazionali: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Perché – è bene ricordarlo con fermezza – i migranti fanno parte dell’unica famiglia umana e non sono cittadini di serie B. L’Italia è un Paese con una grande tradizione umanitaria ed è abitata da un popolo gioioso e creativo che nei momenti di difficoltà ha sempre dato il meglio di sé. Quindi non direi che l’Italia è inquinata dal razzismo.

Penso, però, che negli ultimi anni, complice una durissima crisi economica, si è diffuso un clima di paura e di incertezza, a volte alimentato in modo irresponsabile, che ha contaminato lo spirito pubblico fino a far emergere alcuni rigurgiti xenofobi”.“Oggi come ieri bisogna quindi stare molto attenti nel promettere al popolo delle facili ricette. Il rischio grosso è che con il passar del tempo queste ricette si traducano facilmente in soluzioni illusorie e quindi possano generare ancor più frustrazione e rabbia sociale”.

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