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Bebe Vio diventa una Barbie: “Alle bambine dico di continuare a sognare sempre”

Barbie festeggia i suoi 60 anni, anche se a giudicare dal fascino immutato e dal successo tra le bambine di tutto il mondo l’età non è certo un peso per celebre bambola. Nata per essere di ispirazione alle generazioni future con i suoi semplici quanto efficaci messaggi, che si sono evoluti col passare del tempo senza perdere forza. Per celebrare il traguardo raggiunto, Mattel ha pensato di lanciare il progetto “Shero”, collezione di fashion doll dedicata alle donne di ieri e di oggi capaci di rompere gli schemi e distinguersi dalle altre grazie alla loro straordinaria forza.

E così dopo Frida Kahlo, Sally Ride e Alberta Ferretti, ecco che l’ultima donna a diventare una Barbie è Bebe Vio, la campionessa paralimpica diventata famosa grazie a quella forza di volontà che le ha permesso di superare ogni ostacolo entrando di diritto nel cuore degli italiani. Un’atleta costretta a fare i conti con la meningite fulminante che l’ha colpita a soli 11 anni e le ha cambiato la vita, provocandole la perdita degli avambracci e delle gambe. E che nonostante questo non ha mai rinunciato ai suoi sogni, inseguendoli con ancor più caparbietà.L’azienda ha così deciso di celebrare questa eroina moderna dedicandole l’ultima Barbie della serie “Shero”. Bebe Vio ha ringraziato commossa e lanciato il suo personalissimo messaggio alle bambine di tutto il mondo: “Sorridi sempre, anche se non ne hai voglia. Quando sembra che tutto vada storto cerca di riderci sopra. Senza ironia e, soprattutto senza autoironia qualsiasi difficoltà diventa un peso enorme da sopportare. A riderci su, invece, si alleggerisce anche il momento più difficile”.La Barbie ispirata a Bebe Vio è stata prodotta in tre diverse versioni: una vestita da scherma con tanto di carrozzina, maschera, protesi e divisa, la seconda elegante con un completo per andare alle feste, un modello che realmente ha nel suo armadio, e l’ultima è la versione universitaria e comoda con jeans, t-shirt e occhiali.

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