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Caso Morisi, tutti i dubbi di Becchi: “Droga messa da chi?”

La vicenda che ha per protagonista Luca Morisi sta assumendo di giorno in giorno contorni sempre più chiari. Secondo quanto ricostruito dai giornali, pare che l’ormai ex spin doctor di Matteo Salvini abbia ceduto del Ghb, sostanza detta droga dello stupro, a due ragazzi romeni con i quali aveva trascorso una giornata insieme nella sua abitazione. Rinvenuti anche 2 grammi di cocaina in casa sua. Ma la versione del Morisi drogato non convince il professor Paolo Becchi. Secondo lui Morisi sarebbe stato in realtà incastrato allo scopo di “abbattere” Salvini.

Morisi incastrato per colpire Salvini secondo Becchi

Sarebbero stati proprio i due ragazzi romeni, fermati insieme ad una terza persona per un controllo dai carabinieri, a fare il nome di Luca Morisi come colui che gli aveva ceduto il Ghb. ‘Regalo’ fatto dopo una intera giornata trascorsa insieme anche ad un altro uomo nella abitazione veronese di Morisi. Una ricostruzione che, però, non convince affatto Paolo Becchi.

“In casa viene trovata una bottiglia di misteriosa ‘droga liquida’ (messa da chi?). Ragazzini fermati che dichiarano di aver preso droga dal tizio. Manca un paio di prostitute brasiliane (meglio se trans) e il quadretto sarebbe stato completo. Cannabis e zan”. Così cinguetta su Twitter il professore di Filosofia del diritto presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Genova. Nel tweet ‘complottista’ di Becchi, però, c’è una imprecisione: il ghb non sarebbe stato rinvenuto in casa di Morisi, ma nell’auto dei tre ragazzi. Paolo Becchi approfondisce poi la sua tesi con un pezzo pubblicato da Affaritaliani. “Quando le cose cominciano a prendere una certa direzione è difficile fermarle. – scrive Becchi riferito alla crisi della Lega – È quello che sta accadendo ora a Salvini. Che cosa poteva fargli perdere quella credibilità che cominciava a riacquistare col contatto delle piazze?”, si chiede il docente.

“Bisognava bloccare subito il suo tentativo di ripresa, puntando al cervello della sua comunicazione. – questa la sua grave accusa – E il modo migliore era quello di seguire tutti i movimenti del capo della comunicazione e cercare di incastrarlo nel momento giusto per un motivo capace di gettare discredito non tanto su di lui ma su Salvini. Un affare di droga era la cosa migliore”. Insomma, conclude Becchi, “il gioco è fatto. Il trucchetto ha funzionato ancora una volta. Nulla è casuale, il tempismo è perfetto. Salvini è l’ultimo ostacolo che il sistema deve eliminare”.

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