Una città, Verona, diventata uno spartiacque tra le due anime cattoliche che segnano il pontificato di Francesco. da un lato ci sono i presenti, quelli che partecipano alla kermesse sulle famiglie, i “cultural warriors”. Dall’altra chi non c’è, sta in silenzio o si esprime contro il meeting conservatore. Qualcuno le chiama “destra” e “sinistra”, altri “conservatori” e “progressisti”. Altri azzardano una distinzione tra “ratzingeriani” e “bergogliani” partendo dal presupposto che Francesco si occuperebbe troppo di povertà trascurando battaglie come quelle contro l’aborto e, appunto, in difesa della famiglia “tradizionale”.
“Più che sostenere un impegno affinché i valori cristiani abbiano un’incarnazione nella società – ha spiegato Spadaro – i promotori del Congresso ricorrono all’aspetto politico”. Così avviene “una saldatura con i partiti per cui questi valori diventano una bandiera strumentale. L’impegno politico sulla famiglia non è sbagliato, ma quando diventa strumentale non va bene”. Questo è il mondo “dei cultural warriors, per cui il cristianesimo diventa terreno di scontro”.
Assenza rumorosa è quella del Forum nazionale delle associazioni familiari, formato da 582 enti cattolici. “La nostra posizione ufficiale? Il Forum a Verona non c’è”. L’organizzazione del Congresso è nata nel 1997 negli Usa, un “terreno” diffidente verso il pontificato. Molti i cardinali americani “scontenti” di Francesco: la loro ostilità è culminata spingendo l’acceleratore sulla vicenda degli abusi sessuali, usata per indebolirlo o farlo cadere. Gli argomenti famiglia e vita vengono utilizzati dai conservatori contro il Papa, anche travisando le sue parole.“Apriamo i porti”. Papa Bergoglio con la spilletta che fa arrabbiare Salvini, la foto subito virale