Vai al contenuto

Berlinguer e Almirante, quando la politica era (ancora) una cosa seria

Due personaggi diversi, agli antipodi. Rivali, accaniti. Eppure sempre al loro posto, due percorsi paralleli che non si sono mai incrociati nel fuoco di insulti, accuse e parolacce che oggi finiscono puntualmente per svilire il confronto politico. Di fronte ai modi decisi, alle volte arroganti, altre provocatori, che sono diventati tipici del linguaggio di Lega e Cinque Stelle, la nostalgia per Giorgio Almirante ed Enrico Berlinguer non può che farsi fortissima.

Il Diavolo e l’Acqua Santa. E ognuno, in base al proprio credo, è libero di scegliere a chi assegnare i due ruoli. Almirante era stato iscritto al Partito Nazionale Fascista, poi a quello Fascista Repubblicano (1943-45), nel Dopoguerra aveva legato il proprio nome al Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale, quell’Msi di cui era diventato il volto storico. Come Berlinguer lo era stato, invece, del Partito Comunista, di cui era stato segretario dal 1972 al 1984.Un mondo che non c’è più, quello rappresentato dalle due storiche figure. Dove la lotta politica era feroce, gli ideali talmente grandi da spingere i militanti a gesti netti, a volte estremi. Ma il rispetto, sulla bocca di un vero leader, non veniva mai a mancare. Almirante si recò alla sede del PCI appena saputo della scomparsa di Berlinguer. Andando a rendere omaggio, in silenzio, a un avversario che non aveva mai osato denigrare in mille e più occasioni di acceso confronto. E fu accolto amichevolmente, come un nemico leale.E d’altronde quando fu invece Almirante a spegnersi,  Giancarlo Pajetta e Nilde Iotti ricambiarono subito quell’atteggiamento così riguardoso. E anche lì, tra gli esponenti dell’estrema destra radunati in occasione del lutto, nessuno osò pronunciare una parola fuori posto.

Sembrano passati millenni, oggi che viviamo nel mondo dei “vaffa” di Beppe Grillo. Dove i “fan” di Salvini attaccano puntualmente chiunque esprima parere contrario alla linea dettata dal governo (gli insulti sessisti a Emma Marrone sono solo gli ultimi di una lunga serie). Eppure, per cercare tempi migliori, basterebbe voltare la testa indietro, neanche troppo.

Giobbe Covatta: “Io vittima di una fake news”. Attacco durissimo al governo