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Stragi del ’93, Berlusconi non depone al processo Dell’Utri. Rabbia della moglie

L’ex premier Silvio Berlusconi è indagato nel procedimento aperto dalla procura di Firenze sulle stragi mafiose del 1993. Per i legali di Marcello Dell’Utri non può dunque deporre al processo d’appello per la “Trattativa Stato-mafia”, perché “indagato di reato connesso”. Gli avvocati di Berlusconi hanno depositato la certificazione dell’inchiesta, rilasciata dai pm fiorentini, nella cancelleria della corte d’assise d’appello, che aveva convocato l’ex premier come testimone, su istanza della difesa di Dell’Utri, condannato nel processo “Trattativa”.

“Se pure non vi è prova diretta dell’inoltro della minaccia mafiosa da Dell’Utri a Berlusconi, perché solo loro sanno i contenuti dei loro colloqui, ci sono ragioni logico-fattuali che inducono a non dubitare che Dell’Utri abbia riferito a Berlusconi quanto di volta in volta emergeva dai suoi rapporti con l’associazione mafiosa Cosa nostra mediati da Vittorio Mangano”, si leggeva nella motivazione della sentenza di primo grado.

Della nuova indagine su Berlusconi, che coinvolge pure Dell’Utri, aveva scritto Repubblica, nell’ottobre 2017. Dopo le intercettazioni del boss Giuseppe Graviano, in carcere, fatte nell’ambito dell’inchiesta “Stato-mafia”, i magistrati fiorentini sono ritornati nuovamente a lavorare sull’ipotesi che i due esponenti politici siano stati mandanti delle bombe del 1993, che colpirono Firenze, Roma e Milano.

All’indomani della trasmissione delle nuove carte da Palermo, i magistrati avevano ottenuto dal giudice delle indagini preliminari la riapertura del fascicolo, archiviato nel 2011, e avevano delegato nuovi accertamenti alla Direzione investigativa antimafia. Dopo la citazione, gli avvocati Coppi e Ghedini, che assistono Berlusconi, hanno chiesto alla corte d’assise d’appello di Palermo di definire in quale veste giuridica svolgere l’audizione: se come teste o indagato di reato connesso, stato questo che gli consente di avvalersi della facoltà di non rispondere.

Il nodo è stato sciolto dagli stessi avvocati, che si sono informati con i pm fiorentini. E mentre la Procura di Firenze precisa che “la riapertura delle indagini è un atto dovuto per fare tutte le verifiche”, esplode la rabbia della moglie di Marcello Dell’Utri. “Perché Berlusconi non testimonia? È in gioco la vita di Marcello”, dichiara Miranda Dell’Utri all’AdnKronos.

“Sorpresa, rabbia, incredulità e una grandissima amarezza” sono gli stati d’animi dell’entourage di Dell’Utri, perché sia i legali che la famiglia contavano sulla deposizione di Berlusconi che sarebbe stata fondamentale sulle minacce allo stesso ex premier.

 

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