Con gli incentivi economici voluti dal governo nel cosiddetto “decreto rilancio” per stimolare l’acquisto di mezzi di trasporto eco-sostenibili, la Bianchi vive ora in pieno il boom delle due ruote a pedale spinto dalla voglia di mobilità in sicurezza nella fase 2 di uscita dal coronavirus. Fondata a Milano nel 1885, Bianchi è la più antica fabbrica italiana di biciclette ancora in attività. Durante gli anni ’50 l’azienda lombarda si trasferisce a Treviglio (Bergamo), luogo che non ha mai più lasciato. Fabrizio Scalzotto è oggi la guida della società da 200 milioni di fatturato che fa parte del gruppo di Salvatore Grimaldi: “Nella sede di Treviglio lavorano più di 150 persone”, ha raccontato l’amministratore delegato a Repubblica. “Come tutte le big del settore i telai vengono realizzati in Turchia, Cina e Taiwan. Ma in Italia sono rimasti gli ingegneri, la ricerca e sviluppo: la mente e il cuore della nostra azienda”. A causa della pandemia globale, il territorio del bergamasco è stato devastato dal Covid, e tra i dipendenti della Bianchi più di qualcuno piange parenti, mamme e papà, nonni. “Ci siamo resi conto che il problema ora è psicologico – ha spiegato Scalzotto – i collaboratori vanno tranquillizzati al rientro, per questo facciamo tamponi e test a intervalli regolari, di nostra iniziativa”.
Prima dell’arrivo della pandemia, il cambio di mentalità del consumo della bicicletta era già nell’aria. A detta del Ceo di Bianchi, il Covid avrebbe solo dato una forte accelerata alla conversione degli italiani alle due ruote: “Novanta per cento del boom è fatto dal cambio di mentalità e il restante dieci dal bonus mobilità. I clienti sono ancora dubbiosi, non sanno bene come sarà fatto e se lo prenderanno. Intanto comprano”, ha affermato Scalzotto. Anche sul bonus il l’Ad di Bianchi ha i suoi dubbi al riguardo: “Se vuoi davvero sviluppare una mobilità sostenibile, l’esperienza dei Paesi esteri ci dice che i rimborsi chilometrici sono lo strumento migliore. Mi premi con tot centesimi di euro al chilometro, se lascio l’auto a casa e vado in ufficio in bici. Si può fare con detrazioni fiscali in busta paga o incentivando le aziende a usare le biciclette come fringe benefit”.
“Ricordiamoci che gli italiani non sono abituati alla bici – ha concluso Scalzotto – senza cultura e infrastrutture rischiano di abbandonarla presto”.Ti potrebbe interessare anche: Lettera di Conte all’Italia: “Ecco come useremo i soldi europei per far ripartire il Paese”