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Bimbo volato dalla macchina in corsa, cosa non torna: la verità sul padre e non solo

Troppi elementi non tornano nella ricostruzione del drammatico incidente che ha visto un bambino di appena due anni cadere sull’asfalto da un’auto in corsa. Secondo le prime ipotesi, a causare la caduta sarebbe stato il fratellino, più grande di un anno, che avrebbe prima sganciato la cintura di sicurezza e poi aperto lo sportello, facendo finire il piccolo fuori dalla vettura.

«Non mi ero accorta che stava slacciando la cintura – avrebbe raccontato la madre, sotto shock, agli investigatori – mi sono resa conto di quello che stava accadendo solo quando ho sentito aprirsi la portiera, ma ormai era troppo tardi». Sulla vicenda indaga la squadra mobile della Questura di Viterbo, mentre il bambino è ricoverato al Gemelli di Roma: le sue condizioni sono gravi, ma non sarebbe in pericolo di vita. Resta però un interrogativo che scuote: come è stato possibile tutto questo?

Cosa non torna: chi c’era alla guida e non solo

In un primo momento si era pensato che al volante dell’auto ci fosse la madre dei bambini. Solo in seguito è emerso che a guidare era in realtà un amico di famiglia, che li stava accompagnando a fare la spesa, visto che il padre si trovava fuori per lavoro. La donna ha raccontato ai medici che, mentre percorrevano la provinciale da Corchiano a Viterbo, il figlio maggiore avrebbe liberato la cintura di sicurezza del seggiolino del fratellino e, non pago, avrebbe anche aperto lo sportello. A quel punto la caduta dall’auto in movimento è stata inevitabile: un impatto violentissimo contro l’asfalto. La madre, sotto shock, ha portato subito il bimbo al pronto soccorso dell’ospedale Santa Rosa di Viterbo, dove i medici hanno riscontrato diverse lesioni gravi, tra cui un forte trauma cranico. Data la delicatezza della situazione, il piccolo è stato trasferito in elicottero al Policlinico Gemelli di Roma, nel reparto di neurochirurgia infantile, dove i medici sospettano anche una frattura dell’osso orbitario. Nonostante tutto, la sua vita non sarebbe in pericolo.

Dopo l’incidente sono scattate immediatamente le indagini, avviate già dal posto di polizia interno al pronto soccorso. La madre ha ribadito più volte agli agenti la stessa versione dei fatti: l’amico alla guida, il fratello maggiore che slaccia la cintura del più piccolo, la portiera che si apre, il volo improvviso sull’asfalto. Eppure, nonostante la ricostruzione sembri lineare, gli inquirenti hanno passato la notte a ricontrollare ogni minimo dettaglio della vicenda. Una domanda resta sospesa: anche il figlio maggiore avrebbe dovuto essere assicurato al suo seggiolino. Allora come è riuscito a liberarsi e a sganciare la cintura del fratellino?

Nel corso della notte gli investigatori avrebbero raccolto anche le testimonianze di altre persone, la cui posizione non è ancora del tutto chiara. Per ora, la pista più accreditata resta quella della tragica fatalità, ma i dubbi non mancano. Come mai l’auto non era dotata del sistema di sicurezza che impedisce l’apertura delle portiere posteriori? E se era presente, perché non ha funzionato? Dai primi riscontri è emerso che l’amico di famiglia, alla guida della sua Nissan, stava accompagnando madre e figli a fare la spesa, dato che il padre era fuori città per lavoro. Sia quest’ultimo – pur non essendo presente – sia lo stesso conducente hanno confermato la dinamica già raccontata dalla donna.

Ma un dettaglio emerso durante l’ispezione della polizia ha sollevato nuove perplessità: nell’abitacolo non era presente alcun seggiolino per bambini. Interrogati sulla mancanza, sia il padre sia l’amico avrebbero spiegato che il dispositivo era stato prestato ad alcuni conoscenti il giorno precedente. Una giustificazione che, seppur plausibile, non ha fugato del tutto i dubbi degli inquirenti, impegnati a chiarire ogni passaggio di questa vicenda.

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