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Bioplastiche a smaltimento rapido per diminuire il marine litter

L’inquinamento marino è un fenomeno che interessa l’intero pianeta.
Le conseguenze di questo grave danno causato dall’uomo nei confronti dell’ambiente sono enormi: impoverimento delle risorse ittiche, riduzione della biodiversità, insomma una vera e propria devastante degradazione delle acque.
Ciò comporta notevoli rischi per la salute dell’uomo, che pesca nei mari e si nutre di pesci intossicati, in quanto contaminati da tossine.

Inoltre, gli stessi organismi marini sono malati e debilitati da un’ecosistema che ha subito notevoli danni e continua costantemente a cambiare.

In tutto questo esiste un problema specifico denominato marine litter. Si tratta dell’alterazione degli equilibri dell’ecosistema mare su scala globale. Una delle cause è appunto l’inquinamento causato dalla plastica che finisce nelle acque.

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Una delle possibili soluzioni al problema sarebbe in parte risolta dalle bioplastiche. Queste ultime sono composte da una particolare tipologia di plastica che deriva da materie prime vegetali, rinnovabili annualmente. Il tempo di decomposizione è di qualche mese in compostaggio, mentre per le materie plastiche sintetiche (come quelle provenienti da petrolio) ci vogliono in media 1000 anni.

Questa è la strada percorsa negli ultimi anni e che sembra la più efficace.
Infatti sono stati condotti test sul Mater-Bi, le bioplastiche di Novamont di ultima generazione, compostabili e biodegradabili. Pochi giorni fa si è tenuto l’incontro ‘Together against marine litter and micro-plastics‘, presso l’Assemblea della Nazioni Unite per l’Ambiente, nella città di Nairobi. Oltre al nostro ministro dell’Ambiente Giovanni Brunelli, vi hanno partecipato anche il ministro dell’ambiente di Svezia e quello dell’Ecologia francese.

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Il compito di illustrare i dati sulle bioplastiche di Novamont è stato affidato a Christophe De Boissoudy, responsabile di Novamont France. Ebbene, si è spiegato come alcuni campioni di Mater-Bi siano stati esposti al clima marino, realizzando così un monitoraggio per scoprire  quali sono i batteri che digeriscono la bioplastica. L’esperimento ha dato risultati molto confortanti: la biodegradazione per alcuni prodotti è stata effettuata in meno di un anno. Quindi anche se questi prodotti vengono rilasciati in mare, si può avere la certezza che il tempo di biodegradazione sarà veloce e il suo smaltimento rapido e non duraturo.

bioplasticheChristophe De Boissoudy ha infine dichiarato che “la misura fondamentale per combattere l’inquinamento marino da plastica rimane la raccolta differenziata e la corretta gestione dei rifiuti a terra e che l’idea di risolvere il problema della dispersione incontrollata delle plastiche con la sostituzione con plastiche biodegradabili è infondata”. Quindi aiuterà certo l’ambiente con uno smaltimento più rapido della plastica, ma non è una soluzione ai rifiuti che devastano il  mare.

Fonte: adnkronos