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80 euro, bonus, mancette: così l’Italia muore. Per rinascere servono investimenti e grandi opere

In queste ore il governo sta decidendo su alcuni aspetti fondamentali della nuova manovra economica. E mentre sono in tanti ad auspicare una nuova apertura nei confronti degli italiani in termini di bonus, contributi e agevolazioni, c’è un’altra fetta di osservatori che invece rivendica una posizione contraria. Perché? Il ragionamento è semplice e può essere sintetizzato così: a furia di ridistribuzione della povertà non diventeremo mai ricchi. Quel che serve è infatti un nuovo rinascimento, investimenti, investimenti, investimenti. Modernizzazione, ricerca, sviluppo, cultura. Grandi opere.

O l’Italia torna a pensare in grande, o saremo tutti più poveri. Ottanta euro, bonus famiglia, reddito cittadinanza, quota cento… Nessuno capisce che non è questa la strada per far rinascere l’Italia. Ma questi denari devono essere spesi per investire, per rinascere, per ripartire, creando quindi nuovi posti di lavori. Questa è la ricetta, e non il sussidio e il mantenimento senza produzione.

A confermare tutto questo ci pensano i nuovi dati Istat. L’economia italiana è ancora indirizzata verso un momento difficile, tracciato dal “profilo negativo” dell’indicatore anticipatore che suggerisce “il proseguimento della fase di debolezza dei livelli produttivi”. Lo dice l’Istat, mentre la Confindustria parla apertamente di un Paese “in bilico” che corre sul filo del “rischio recessione”.

Nella consueta nota mensile sulle prospettive economiche dell’Italia, che cade proprio mentre si avviano i lavori parlamentari sulla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza e l’esecutivo mette mano alla scrittura della prossima Manovra, l’Istat scrive: “I dazi imposti dagli Usa e le misure compensative attivate dai paesi coinvolti, i fattori geopolitici destabilizzanti e il rallentamento dell’economia cinese, continuano a influenzare negativamente il commercio mondiale”.

Più nette le parole del Centro studi di Confindustria, per il quale l’Italia “è ancora sulla soglia della crescita zero rischiando di cadere in recessione in caso di nuovi shock”. Aggiornando le sue previsioni, viale dell’Astronomia vede oggi una “Italia in bilico tra ripresa e recessione”. A “politiche invariate”, con il rialzo di Iva e accise, gli economisti stimano un Pil fermo sia quest’anno sia nel 2020 quando, invece, “crescerebbe dello 0,4%” se “l’aumento delle imposte indirette venisse annullato e finanziato interamente a deficit”.

Pur con poche risorse sul piatto, per gli industriali il 2020 “può essere un anno di svolta a patto che il dividendo dei tassi d’interesse ai minimi storici venga utilizzato per ricreare il clima di fiducia, rilanciare gli investimenti privati e avviare in modo significativo la riduzione del peso fiscale sui lavoratori”. Esatto, quella è la strada.

 

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