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Boss ancora liberi e rivolte nelle carceri: Bonafede è di nuovo nella bufera

Il governo ha una nuova grana da affrontare e, ancora una volta, nell’occhio del ciclone si ritrova il ministro della Difesa Bonafede. Una sequenza di episodi hanno infiammato la polemica nelle ultime ore: la rivolta nel carcere di Benevento, con cinque agenti feriti, celle in fiamme e un muro sfondato, in concomitanza con il caos per i boss scarcerati durante il lockdown e mai più tornati in cella. Abbastanza per far insorgere le opposizioni.

“Solidarietà alle donne e agli uomini della Polizia Penitenziaria – è stata la presa di posizione del leader della Lega Matteo Salvini – l’Italia non merita un governo così incapace e pericoloso. Chi sceglie la Lega sceglie la certezza della pena, chi sceglie il Pd preferisce le rivolte e i boss a casa”. “Salvini si conferma solo capace di fare propaganda, strumentalizzare ogni vicenda. Sembra quasi che non veda l’ora che queste cose succedano per specularci sopra” è stata la risposta del senatore Franco Mirabelli, vicepresidente del gruppo dem. E ancora: “La lotta alla mafia non ce la può certo spiegare chi vorrebbe sospendere il codice antimafia”.A quattro mesi dalla fine del lockdown sono ancora 112 su 223 i boss e trafficanti di droga che non sono più ritornati in cella nonostante il decreto del ministro della Giustizia che a inizio di maggio aveva tentato di mettere un argine alla valanga di scarcerazioni per il rischio di contagio in carcere. Alfonso Bonafede ha deciso di rispondere con un post su Facebook: sulle scarcerazioni legate all’emergenza Covid, “decise dalla magistratura in piena autonomia e indipendenza nel bel mezzo della pandemia è stato già avviato uno stretto monitoraggio per verificare l’applicazione dei due decreti antimafia”, che hanno imposto ai giudici di rivalutare le loro decisioni.

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