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Buoni pasto: esenzioni e utilità, come regolarsi

Esenzioni e dichiarazioni sui buoni pasto, come fare. La normativa che regola l’erogazione dei buoni pasto ha subito diverse modifiche negli ultimi anni. Una delle modifiche più importanti riguarda la tassazione dei buoni. È più corretto parlare di detassazione, poiché la maggior parte dell’importo erogato è esente da tasse. La tassazione dei buoni pasto varia a seconda che siano cartacei o elettronici, poiché il legislatore cerca di promuovere l’uso dei buoni dematerializzati anziché quelli cartacei.
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Buoni pasto cartacei

Buoni pasto e dichiarazione dei redditi, cosa c’è da sapere

I buoni pasto, esenzioni e dichiarazioni dei redditi. Essi vengono concessi ai dipendenti sia a tempo pieno che parziale, anche se non è prevista una pausa pranzo nell’orario di lavoro, e ai collaboratori che hanno un rapporto con il committente. Un altro aspetto da sottolineare è che l’azienda non è obbligata a erogare i buoni, a meno che ciò non sia previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) o da accordi individuali o decentralizzati. I buoni pasto vengono principalmente utilizzati come incentivo o premio per aumentare il potere di acquisto dei dipendenti.

Il vantaggio più interessante dei buoni pasto riguarda la tassazione: fino a un certo importo giornaliero, l’importo erogato è esente da tasse. Tuttavia, ciò varia a seconda del tipo di buono pasto utilizzato. Per i buoni pasto elettronici, la soglia di esenzione fiscale è di 8 euro al giorno, mentre per i buoni pasto cartacei è di 4 euro al giorno.

Quali importi dei buoni pasto sono soggetti a tassazione

Solo l’importo giornaliero eccedente i limiti segnalati è soggetto a tassazione per i dipendenti. Se l’importo del buono pasto giornaliero rientra nelle soglie di esenzione sopra menzionate, la somma ricevuta dai dipendenti non è soggetta a tassazione. Quando l’importo dei buoni supera la soglia di esenzione, 4 euro per i buoni cartacei e 8 euro per quelli elettronici, l’importo eccedente viene considerato reddito da lavoro. Di conseguenza, contribuisce alla determinazione del reddito imponibile ed è soggetto a tassazione Irpef, in base alla fascia di reddito in cui il dipendente rientra.

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