Chat di WhatsApp cancellate in fretta e furia dall’assessore regionale al Bilancio della Lombardia Davide Caparini, esponente della Lega, poco prima che la Guardia di Finanza suonasse alla porta del suo ufficio per sequestrargli il telefonino. Questa la ricostruzione fatta dalla procura di Milano sui movimenti di Caparini, che avrebbe deciso di far sparire ogni conversazione virtuale mentre era in corso l’indagine sui camici prima venduti e poi donati ad Aria, centrale acquisti di Regione Lombardia, dalla società della moglie e del cognato del governatore Attilio Fontana.

Stando a quanto riportato dal Fatto Quotidiano Caparini, che non è indagato ma è a sua volta tra i protagonisti della vicenda “Camici-gate”, era tra i nomi indicati dalla procura a settembre per l’acquisizione dei contenuti del cellulare, potenzialmente utili alle indagini. Una volta che la Guardia di Finanza era arrivata nel suo ufficio, però, si sarebbe subito accorta che WhatsApp era stato disattivato poche ore prima.

All’epoca, la procura indagava sull’aacquisto, avvenuto senza gara, di 500 mila test da parte della Regioni e aveva deciso di sequestrare alcuni telefonini. Tra questi, quelli di Fontana, dell’ex assessore al Welfare Giulio Gallera e di Giulia Mancinelli, caposegreteria del governatore ed ex compagna di Matteo Salvini. Entrambi non erano nella lista degli indagati. Poco dopo era stata la volta dell’inchiesta camici, con sequestri per Roberta Dini, moglie di Fontana, e Raffaele Cattaneo, assessore all’ambiente. Oltre a loro anche Martinelli e, soprattutto, Caparini.