Aveva fatto il possibile, Matteo Salvini, per trasmettere l’immagine di un leader forte e ancora saldamente in testa al suo partito, graniticamente sostenuto dagli esponenti di una Lega più unita che mai. E invece, puntualissimi, ecco arrivare i primi segnali preoccupanti di crepature violente all’interno del Carroccio, dove i malumori tra i leghisti “duri e puri”, quelli del Nord Italia, e il Capitano sono sempre più evidenti. E rischiano di far male.
“Quello salviniano è un altro partito” è stata la spiegazione di Pini e Fava a sostegno dell’iniziativa. Un passaggio che, per quanto di poco conto in sé, non può che preoccupare ulteriormente un Salvini già tutt’altro che sereno. Perché la sua leadership è ormai più discussa che mai, rispetto a qualche mesa quando nessuno si azzardava anche soltanto a esprimere critiche. E perché le prossime Regionali possono, in questo senso, trasformarsi nel punto di non ritorno.
Se la tornata elettorale si trasformasse in un flop per i candidati leghisti, gli alleati di centrodestra alzerebbero sicuramente la voce. E all’interno della Lega, gli attacchi alla guida salviniana si moltiplicherebbero all’istante. Con Luca Zaia pronto a saltare sul carro e disarcionare il suo attuale conducente. Uno scenario che turba non poco i sonni di un Capitano alle prese anche con i guai giudiziari dei processi Gregoretti e Open Arms. E apparso, non a caso, particolarmente nervoso.