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Carenza di medici negli ospedali italiani: per colmare la mancanza il Veneto richiama a lavoro dottori già in pensione

Le difficoltà a reperire medici per i reparti pubblici sono ben note da tempo, e un po’ in tutta Italia si fatica a mantenere organici sufficienti. Una carenza quella nel settore della sanità che sta costringendo le regioni italiane ad organizzarsi in vario modo, per sopperire alle esigenze degli ospedali e strutture pubbliche. Dopo il caso della regione Molise, ora anche il Veneto replica la mossa (e per giunta con numeri ben maggiori) dando il via libera i direttori generali delle Ulss all’assunzione a tempo determinato di medici in pensione, per garantire i livelli essenziali di assistenza qualora non vi fosse disponibilità di dottori sul mercato. L’annuncio della delibera approvata lo scorso 26 marzo in giunta, è stato dato dal governatore Luca Zaia: “Finché non sarà risolto il problema a monte e cioè quello delle scuole di specializzazione, abbiamo deciso di adottare questa delibera a ombrello, anche per garantire i direttori dal punto di vista giuridico”.

Mancano 1.300 medici
Attualmente in Veneto mancano circa 1300 medici, e dal 2018 a oggi su 246 posti messi a concorso si è riusciti a inserire in graduatoria solo 118 medici. “Li troveremo — ha detto il presidente della regione Luca Zaia — soprattutto con i concorsi regolari. Il problema, però, è che all’ultimo concorso bandito dalla nostra Azienda Zero si sono presentati solo una decina di candidati per 80 posti a disposizione. La nostra delibera non ha nessuna finalità polemica, ma intende semplicemente mettere al centro la priorità di curare i nostri cittadini”. Ovunque in Italia le difficoltà a trovare i medici sono enormi, e i vertici dell’assessorato veneto pochi mesi fa sono stati a Lubiana, per parlare con la facoltà di Medicina di neolaureati o neospecializzati da reclutare nel sistema sanitario regionale.”Sia chiaro che prima di tutto diciamo largo ai giovani – dice il governatore – ma se, come in questo caso, non ce ne sono abbastanza, le cure vanno garantite lo stesso, con ogni mezzo, perché questa è una crisi epocale, causata da una programmazione nazionale sbagliata in più parti”.
Test d’ingresso troppo selettivi
Secondo il presidente Zaia “il problema va risolto a monte, anche perché i corsi di specialità sono normati a livello nazionale”. Quanto sta succedendo in Veneto conferma gli allarmi che i sindacati lanciano da tempo: mancano i medici e il problema principale è il numero di posti nelle scuole di specializzazione troppo ridotto rispetto a quello di coloro che vanno in pensione in questi anni. Del problema della carenza dei medici si era parlato di recente anche in Molise, dove l’Azienda sanitaria regionale era stata autorizzata ad affidare alcuni incarichi a medici in pensione per sopperire alla mancanza di personale. Alcuni giorni fa, commentando la decisione del Molise, Zaia aveva detto: “All’ultimo concorso bandito dalla nostra Azienda Zero si sono presentati solo una decina di candidati per 80 posti a disposizione. Non ci sono medici perché si è sbagliata la formazione e la specializzazione. E si sbaglia la selezione, affidandola a test: è folle e succede solo in Italia che gli aspiranti non siano messi alla prova in sala operatoria. Per trovare i migliori, bisogna essere cattivi, nelle selezioni. Einstein non è stato certo selezionato con dei test”.

 

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