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Caso Cucchi, Salvini non si scusa e rilancia: “La prova che la droga fa male”

Non è bastata nemmeno la sentenza del processo bis a riportare la pace intorno al caso Stefano Cucchi. Dopo la condanna a 12 anni di carcere per omicidio preterintenzionale ai carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, ci ha pensato Matteo Salvini a ravvivare la polemica con la famiglia del ragazzo romano morto nell’ottobre 2009 per le percosse subite da alcuni agenti. Il leader della Lega non solo non si è scusato con i parenti del 31 enne, con i quali in passato aveva avuto accesi diverbi a distanza, ma ha rilanciato a suo modo le provocazioni, quanto mai fuori luogo.

“Se qualcuno ha usato violenza ha sbagliato e pagherà. Questo testimonia che la droga fa male, sempre e comunque. E io combatto la droga in ogni piazza” ha infatti dichiarato Salvini poco dopo la notizia della sentenza. Parole che hanno fatto drizzare le antenne di Ilaria, sorella di Stefano e da anni impegnata in una lunghissima battaglia per fare giustizia sul caso: “Che c’entra la droga? Salvini perde sempre l’occasione per stare zitto”, ha detto la donna.“Stefano non è morto di droga – ha poi ribadito Ilaria – Contro questi personaggi ci siamo dovuti battere per anni. Tanti sono stati chiamati a rispondere in un’aula di giustizia e non escludo che il prossimo possa essere Salvini”. La sorella di Cucchi ha poi commentato la sentenza della corte d’Assise: “Io sono ancora frastornata – ha detto intervenendo ai microfoni di Rtl 102.5 – sono passati tanti anni in cui abbiamo sentito parlare di Stefano che era morto di suo. Qualcuno è stato chiamato a rispondere per la sua morte e oggi in aula di giustizia, e voglio ricordare che Stefano è morto anche di giustizia, è stato riconosciuto che Stefano Cucchi è stato ucciso”.Ilaria Cucchi ha parlato anche del baciamano che le è stato fatto da un carabiniere presente nell’aula bunker del carcere di Rebibbia. “Devo dire che è stato un momento emozionante, perché racchiude un po’ quello che diciamo da sempre. Anche se da più fronti si è voluto far passare il concetto che noi fossimo in guerra con le istituzioni e con l’Arma dei Carabinieri, quello che sta accadendo oggi anche nel processo sui depistaggi, dimostra che non è così e anzi, tutt’altro. L’Arma dei Carabinieri è stata danneggiata quasi quanto la famiglia di Stefano Cucchi da ciò che è avvenuto”.

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