Caso Montaruli, volano stracci nella maggioranza di Governo. Dopo la condanna definitiva a un anno e sei mesi per i rimborsi pazzi quando era consigliere regionale del Piemonte, il sottosegretario all’Università Augusta Montaruli, fedelissima della Meloni, si è dimessa. Quasi in contemporanea era stato “l’alleato azzurro” a invitarla a un passo indietro, per bocca del vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia, che invitava Montaruli e il suo partito a “valutare se l’esito del processo mettesse imbarazzo il governo”.
Immediata la levata di scudi di FdI in difesa della Montaruli. “Gli avvoltoi, che pensavano di poter speculare su una vicenda che ha toccato tanti, anche tra coloro che si erigono a censori, e colpito pochi, sono serviti – scrivono i capigruppo meloniani Tommaso Foti e Lucio Malan -. A Fratelli d’Italia la morale non la fa nessuno, tantomeno la sinistra del professionale malcostume”. Il riferimento a Mulè è chiaro.
“Non ho sentito nessuno, ho scelto da sola – commenta Montaruli annunciando che si rivolgerà alla Corte Europea -. Sono innocente, ho deciso di dimettermi dall’incarico di governo per difendere le istituzioni, certa della mia innocenza. Se ciò non avvenisse sarei come coloro che vorrebbero demolito il senso dello Stato, rendendolo debole con una ricerca costante di una giustificazione alle proprie azioni, sentendosi moralmente superiori o cercando di piegare le norme ai comportamenti, addirittura ostentando clemenza verso chi agita l’arma del ricatto e per scappare dalla legge si vorrebbe ridisegnare vittima, rimanendo nell’ombra davanti alla ‘protesta più forte’ di chi la vita se l’è tolta davvero poco più di un anno fa. Tutto questo sì è stato decisamente imbarazzante”.