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Cellulari ricondizionati: un mercato in espansione

Ogni anno cresce la mole ingente di rifiuti dei dispositivi elettronici e la risposta per ridurre la portata del problema sta nel loro recupero, detto anche ricondizionamento. Dare una nuova vita ai dispositivi elettronici fa bene all’ambiente, e non soltanto. Anche in Italia cresce la fiducia dei consumatori e aumenta il business.

cellulari ricondizionati - tecnologia elettronica


I Raee, rifiuti di apparecchi elettrici ed elettronici, rappresentano un grosso problema per l’Unione Europea che ha valutato di dover far fronte entro il 2020 allo smaltimento di oltre 12 milioni di tonnellate di questo genere di rifiuti, divisi tra “grandi bianchi” (lavatrici, frigoriferi, congelatori, forni) e piccoli elettrodomestici, categoria R4 in cui vengono inseriti anche i prodotti dell’informatica e tutti i  devices. Non è difficile capire perché aumenti così velocemente il volume di questo genere di rifiuti: la tecnologia in questo settore evolve sempre più rapidamente e sia smartphone che tablet hanno un’obsolescenza programmata intorno ai due anni, il che significa che dopo quel periodo per l’utente non è praticamente più possibile scaricare correttamente tutti gli aggiornamenti per far funzionare al meglio il sistema.
cellulari ricondizionati - uno smartphone con la scocca rotta

Da cosa è composto un cellulare?

Dare nuova vita e nuova chance a questi apparecchi elettronici si può e si deve, non soltanto per il puro ingombro di questi rifiuti ma soprattutto in considerazione di quello che contengono: un vero e proprio piccolo tesoro.
Uno studio congiunto di E-waste Lab di Remedia e Politecnico di Milano afferma che ogni cellulare contiene circa 11 grammi di ferro, 9 grammi di rame, 250 mg di argento, oro per 24 mg , 9 mg di palladio, plastica per circa 65 gr , intorno ad un grammo tra Praseodimio,  Lantanio, Samario, Neodimio, Terbio, Cerio e Disprosio (le cosiddette ‘terre rare’) e altri elementi preziosi come cadmio, cobalto, rutenio contenuti in piccole quantità. Se a questi elementi aggiungiamo anche il cobalto e le altre terre rare racchiuse nelle batterie a ioni di litio è facile comprendere come il mercato del riciclo di cellulari e smartphone risulti particolarmente importante  per ridurre l’estrazione dei materiali nobili e l’impatto ambientale dato dalla produzione dei nuovi modelli. Per il loro contenuto prezioso però i cellulari sono molto appetibili anche ad un mercato ‘clandestino’ che intende recuperarne l’interno in ottica meno ecologista. Per cercare di arginare questo secondo mercato la UE ha dettato regole ferree in materia di raccolta e smistamento di questo genere di rifiuti; in Italia è  il Ministero dell’Ambiente a controllare i Centri di Coordinamento Raee (Cdc).

cellulari ricondizionati - pubblicità di riCompro

Gli italiani e i cellulari ricondizionati

Fino a pochi anni fa gli italiani non compravano volentieri dispositivi elettronici rigenerati: le cause della resistenza erano perlopiù legate alla scarsa fiducia nelle qualità dell’oggetto di seconda mano e nell’impossibilità di visionarlo e provarlo, dal momento che le vendite erano soltanto in rete.  Fabian Thobe – titolare di ‘riCompro’ giovane azienda nata dalla costola di una società irlandese- spiega così il suo investimento sul mercato italiano:  ““La maggior parte degli italiani compra ancora in negozio. Abbiamo fatto due round di investimenti per un totale di 200mila euro e siamo già profittevoli in dodici mesi. Entro l’anno contiamo di arrivare a vari milioni di euro di fatturato”.  riCompro  conta di raggiungere questi profitti attraverso un metodo ibrido: acquista in rete i dispositivi elettronici, sceglie quali riparare e li re-immette sul mercato vendendoli attraverso una catena di negozi in franchising.
Anche per la società romana Iphoneme gli affari sono in crescita “Abbiamo iniziato nel 2012. La gente non si fidava dell’usato, ma ora il mercato si è espanso” afferma Laura Di Giambattista, amministratrice della società che ha un giro di affari intorno ai 9 milioni di euro “Il bello sarebbe arrivare a una diffusione come negli Stati Uniti, dove i negozi di cellulari ricondizionati si trovano per strada”.