La nomina di Mario Draghi, seppure nelle ultime ore fosse molto prevedibile dopo l’ulteriore strappo di Renzi, ha spiazzato tutti. E diviso tuti, più che altro. Soprattutto il Movimento 5 Stelle che ora parla di No alla fiducia e di scissione. Ma anche il centrodestra, più diviso che mai e incerto sul da farsi. L’appello del presidente della Repubblica rimette in partita la coalizione di centrodestra, ma ne rivela le crepe finora nascoste dal no compatto al Conte Ter. Si scrive “governo non politico di alto profilo” ma si legge “maggioranza Ursula”: Giorgia Meloni e Matteo Salvini accarezzano le urne (tolte esplicitamente dal capo da Mattarella) pur rinviando le decisioni al confronto interno; ma Giovanni Toti e buona parte di Forza Italia accolgono con sollievo le dichiarazioni del capo dello Stato.
Forza Italia sta con Draghi. La Lega è sul forse (Zaia dice: “A Draghi non possiamo dire no”) con Salvini incerto sul da farsi e con la Meloni unica determinata a ribadire la sua posizione e a chiedere fermamente il voto. La “chiamata a raccolta dei migliori” più volte evocata da Silvio Berlusconi, quanto meno per non spaccare i suoi gruppi parlamentari, è arrivata. L’esecutivo di salvezza nazionale è anche quello su cui hanno battuto per giorni, ai vertici di coalizione, Giovanni Toti e i suoi. Con l’entrata in campo del “governo del presidente”, entrerà dunque in partita parte del centrodestra.