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Cfmt, terziario vitale per competere tra Made in Italy e Industria 4.0

Il terziario sempre più vitale per competere e crescere a patto di lavorare insieme e di investire. E quanto emerge nella presentazione dell’indagine Terziario Futuro 2020 a cura di Cfmt, il Centro di formazione management del terziario nato nel 1994 per iniziativa della Confcommercio e Manageritalia. Lo scenario costruito con il metodo Delphi e l’apporto di dieci esperti guarda al 2020 e mostra quali saranno le opportunità e i rischi che riguardano la rivoluzione del settore.
L’economia del web continuerà a contenere due tendenze complementari: favorirà una struttura del mercato oligopolistica, a volte monopolistica, ma nello stesso tempo stimolerà la nascita di ‘killer application’ capaci di mettere in discussione le regole del gioco, come spiega il sociologo Stefano Palumbo. L’e-commerce sarà sempre più complementare del negozio tradizionale, la dimensione e la capacità di collaborare tra piccole e medie imprese sarà centrale per competere con colossi mondiali, secondo quanto illustrato a Milano nel corso dell’appuntamento giunto alla sesta edizione.
Tra le maggiori evidenze a livello economico emerge che il ‘Made in Italy’ necessiterà del terziario per mantenersi competitivo, per supportare la produzione del valore. Un contributo che va dal concepimento del prodotto alla sua comunicazione; la necessità di fare ‘massa critica’ sulle competenze organizzative stimolerà partnership e alleanze. Il piano Industria 4.0, pur apprezzato dagli esperti, si rivelerà complesso per deficit di competenza e di fiducia.
L’Italia avrà difficoltà in funzione delle ridotte dimensioni delle imprese, inoltre le pmi “presenteranno il limite di una scarsa attitudine alla collaborazione”. Sarà determinante “il ruolo di stimolo dell’attore pubblico che dovrà basarsi sulla promozione della cultura digitale e sulla trasformazione della Pa”. Altro limite sarà la mancanza da parte di molte imprese “delle competenze per utilizzare la sempre più ampia disponibilità di Big Data”.
Sul fronte del lavoro la sostituzione tecnologica delle persone accelererà per la maggiore offerta di tecnologie, l’effetto sostituzione colpirà più le imprese che le categorie professionali: a un 20% di imprese al riparo da rischi farà da contraltare una grande quota destinata a soccombere. La necessità di riqualificare le risorse umane sarà quindi di grande importanza: saranno poche le professioni che scompariranno definitivamente – nell’ordine del 10% – mentre quasi tutte le altre verranno trasformate.
Non solo investimenti fisici o sul fronte della sicurezza, ma soprattutto culturali, di know how e sulle persone. “Il principale elemento negativo – si legge nell’indagine Terziario Futuro 2020 – del prossimo futuro sarà la mancanza di investimenti in innovazione e nel digitale, con la conseguente scarsa crescita del Pil. Nel triennio, anche la crescita dell’Ict, continuerà a rallentare la crescita della produttività nel nostro Paese”.
Eppure da qui al 2020 il fabbisogno di manager e managerialità aumenterà per far fronte alla maggiore complessità dell’organizzazione aziendale e dei nuovi business. Competenze relazionali e negoziali, capacità di visione e di anticipazione, condivisione e trasferimento del know how, le caratteristiche per i manager che vogliono essere protagonisti. Si rafforzerà il welfare contrattuale, sfruttando attraverso accordi sindacali “risorse derivanti da istituti ormai obsoleti”. Cresceranno le possibilità di lavoro da casa o con orari flessibili, ma lo smart working, visti i maggiori investimenti, sarà concentrato nelle aziende medio-grandi.
Fonte: www.adnkronos.com