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Checco Zalone risponde alle critiche: “C’è psicosi da politicamente corretto”

Checco Zalone razzista. Checco Zalone comunista. Checco Zalone omofobo. Checco Zalone icona dei diritti gay. Il nuovo film del regista e attore pugliese, “Tolo Tolo”, ha diviso l’Italia come non mai. E allora, dopo una valanga di polemiche, è lui stesso a prendere la parola per spiegare come stanno le cose: “Purtroppo non si può dire più nulla. Se riproponessi certe imitazioni di dieci anni fa, tipo quella di Giuliano dei Negramaro, mi arresterebbero. Oggi non potrei scherzare come facevo, che so, su Tiziano Ferro, o sugli uominisessuali”. Checco Zalone risponde in una lunga intervista di Aldo Cazzullo su Il Corriere della Sera alle molte accuse di razzismo che gli sono arrivate per il suo nuovo film.

“Anche allora non schernivo gli omosessuali, è evidente; anche se forse non a tutti. L’unica cosa atroce qui è la psicosi del politicamente corretto. C’è sempre qualche comunità, o qualche gruppo di interesse, che si offende”. E specificatamente sulle accuse di razzismo, risponde alla sua maniera: “Escludo che qualcuno possa essere così stupido da pensarlo davvero. Non sono razzista neanche verso i salentini, che per noi baresi sono i veri terroni. E neppure con i foggiani, anche se molti di loro si sono risentiti per una canzone che ho cantato da Fiorello”. Poi l’intervista spazia dalle sue ideologie politiche ai suoi gusti per i perdenti.

Come nasce la leggenda del Checco Zalone di destra? “Eravamo a una festa di paese. Tentavo di provare sul palco, ma da quattro ore un gruppo di comunisti, vestiti da comunisti, andava avanti con la pizzica. A un tratto mi venne spontaneo urlare: ‘Viva Berlusconi!?. Quel giorno nacque la Taranta de lu Centrudestra”. Di Renzi dice “amo i perdenti”. E di Salvini: “Non ho capito neppure lui. So solo che è un grande comunicatore. E un grande paraculo. Ora vedo che sta tentando di diventare un po’ democristiano…”.

Poi una battuta anche su quella volta che non lo vollero a Sanremo. “Volevo prendere in giro Povia, che aveva fatto una canzone agghiacciante, ‘Luca era gay e adesso sta con lei’; come se l’omosessualità fosse una malattia da curare. L’idea era salire sul palco dell’Ariston con una medicina in mano, il Frociadil 600, ovviamente una supposta. Gli autori mi fecero capire che non era il caso”. L’Italia fra dieci anni? “Resto convinto che noi italiani siamo un popolo straordinario. Oggi va così. Però rinsaviremo”.

 

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