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Chevalier Project: i numeri da record del Made in Italy in chiave contemporanea

Chevalier Project: la start up che con un piccolo investimento diventa protagonista del settore, con successi di fatturato e migliaia di follower sui social

Oltre 300k euro di fatturato in meno di due anni di attività, con un investimento iniziale di poco più di 1000€, un profilo Instagram da oltre 160k follower e una pagina Facebook con più di 200k like, e un e-shop che macina vendite.

Sono i numeri uno dei punti di forza d

i Chevalier Project, jewellery brand interamente made in Italy che, grazie al mix vincente di un prodotto di alto livello, un’attitudine commerciale fuori dal comune e una strategia di comunicazione di successo, in pochissimo tempo è riuscito a crescere e affermarsi come alternativa accessibile a molti competitor, senza rinunciare al lusso nelle linee e nelle materie prime.

Nato- inizialmente come brand maschile, poi rapidamente evolutosi in unisex- dall’estro e dallo spirito imprenditoriale di Mauro Valente, Andrea Giametta e Carlo Federico: Chevalier Project è rappresentato da showroom di Milano e Dubai, e conta oggi circa 100 rivenditori nel mondo tra negozi fisici ed e-commerce, di cui 90 in Italia e i restanti distribuiti tra Svizzera, Libano, Repubblica Ceca, Turchia e Taiwan.

Grazie a questi punti vendita selezionati, e all’incredibile lavoro svolto con lo shop del sito ufficiale, Chevalier Project ha superato i 300k euro di fatturato in meno di due anni, e si prepara ad ampliare la propria gamma di prodotti inserendo pezzi di piccola pelletteria e occhiali da sole, oltre a creazioni di forte impatto nel settore della gioielleria.

In ogni prodotto Chevalier Project, l’eleganza tipica del made in Italy- quella che strizza l’occhio al fascino vintage della Capri anni Cinquanta e Sessanta- incontra un design contemporaneo e pulito e il lusso delle pietre semipreziose, con un risultato sorprendente: realizzate da storici artigiani toscani del gioiello made in Italy, le creazioni Chevalier Project si caratterizzano per essere lussuose ma con un pricing competitivo grazie alla completa assenza di intermediari. Sono infatti i tre founder a occuparsi personalmente della scelta e dell’acquisto di materie prime come argento, onice, pietra lavica, sodalite, giada, occhio di tigre e acquamarina, e pellami come il pitone, che avvolge una linea di raffinati bracciali dal fascino discreto ma accattivante, sempre abbinati a preziose placcature in oro. Di lusso anche gli elementi del packaging: scatole handmade in legno inciso al laser e cuscinetti in lino italiano cuciti a mano a Capri.

Di alto livello anche le collaborazioni che Chevalier Project ha già all’attivo, nonostante sia un brand molto giovane: quelle charity con Strawberry Fields Onlus, ente benefico impegnato nella costruzione di scuole in Etiopia, che ha commissionato un bracciale in edizione speciale, e quella con la Fondazione Umberto Veronesi, che ha scelto il brand per sostenere il progetto. E poi quelle fashion: con TYL – Take Your Luxury – azienda di Antonio Sorrentino, nata dalla passione per l’universo del lusso con l’obiettivo di esportare il gusto italiano all’estero, ha scelto Chevalier Project per una limited edition di bracciali con la propria griffe; e quella con Ilario Piscioneri, maestro dell’Alta Sartoria Italiana, ha commissionato al brand la realizzazione di un bracciale in edizione limitata per i clienti premium dell’A.S. Roma.