Vai al contenuto

Chi è davvero Rocco Casalino e perché Conte, Di Maio e Salvini lo difendono

Ci si aspettava almeno una voce fuori dal coro nella maggioranza, qualcuno che prendesse le distanze dalle frasi di Rocco Casalino che hanno incendiato la giornata di ieri. Almeno far finta, recitare una parte… E invece? Nulla, tutto tace e tutti fanno quadrato intorno all’uomo che ufficialmente riveste la carica di portavoce del presidente del Consiglio ma che sembra più essere il vero leader del governo. Rocco Casalino è al centro del dibattito politico italiano, ed è ormai evidente che il vero coordinatore di tutto sia lui. E qui, quindi, si apre un’analisi sul vero problema della democrazia italiana in questo momento storico, con il governo a guida Casaleggio Associati. Centoventi secondi che svelano il vero volto dei 5 Stelle, con quello che viene già definito “il metodo Casalino”: insulti, minacce di “mega vendette: sarà una cosa ai coltelli”, offese ai “pezzi di merda del ministero”.

Il messaggio audio di Rocco Casalino ai dirigenti del Ministero dell’Economia suscita reazioni indignate solo nell’opposizione, almeno questo. Dopo ore, candido, Casalino si difende così: “È una violazione della tutela della riservatezza”. Ma se lo dice lui è normale; stupiscono, invece, le dichiarazioni a sua difesa di Di Maio, Salvini, Di Battista e, ovviamente, il suo fido Conte, quello che dovrebbe essere a capo del governo e che fa da prestanome a Casalino. Anche stavolta esegue gli ordini e dichiara: “Ribadisco la piena fiducia al mio portavoce. È un audio privato quindi non entro nel merito”. La spina dorsale, questa sconosciuta.

Ma perché Rocco Casalino ha tutto questo potere? Da dove viene, e chi è? Non è uno simpatico. Chi lavora o ha lavorato con lui lo dice sempre. Il giorno dei funerali delle vittime di Genova, ad esempio, mandò ai cronisti politici il “celebre” messaggio minatorio: “Voglio vedere i giornali domani”, imponendo una narrazione di esaltazione del governo e di fischi al PD. Ordine eseguito subito, anche in quella circostanza. Nel suo curriculum compaiono una laurea in Ingegneria e una partecipazione al Grande Fratello. È diventato uno degli uomini chiave del Movimento 5 stelle e pare che senza il suo consenso, ormai, nulla si muova nella politica grillina. “Senti Rocco”, “Parla con Rocco”, “Hai già sentito Rocco?”, sono i messaggi preimpostati sui telefoni degli eletti che rispondono alle richieste dei giornali.

Temuto all’esterno, da cronisti politici e inviati di Palazzo, quanto all’interno del Movimento. Lo stesso premier Giuseppe Conte esegue alla lettera le indicazioni del tostissimo portavoce (si dice sia suo il copyright coniato per Conte ‘l’avvocato degli Italiani’, sua la regia dei videomessaggi del premier su Facebook). In questa scalata, Casalino è stato aiutato dal modello stesso del M5s. La Casaleggio Associati da Milano gestiva tutte le comunicazioni imponendo regole ferree ai portavoce. Il famigerato staff decideva tutto – dall’alto della propria presunta esperienza nel settore, a differenza degli inesperti neoeletti, diversi finiti in Parlamento quasi per caso – e i portavoce eseguivano. Lui reitera il modello, lo migliora, comanda.

Casalino si è fatto le ossa proprio nel Movimento, in Lombardia, dal 2012. Oggi ministri e sottosegretari prima di parlare a microfono aperto con un giornalista, o prima di pubblicare un post sulle proprie pagine social, sono tenuti a chiedere il permesso a Casalino. Per cercare le origini del portavoce di Palazzo Chigi bisogna andare in provincia di Brindisi, dove il padre alcolizzato picchiava la madre (è stato lo stesso Rocco a raccontarlo nella ‘casa’ del Grande Fratello). Poi a Bologna, dove si laurea a pieni voti in Ingegneria. Nel 2000, a 28 anni, entra al Gf: “Mi hanno preso perché ero bisessuale. Ho capito che a loro potevo interessare per questo”. Lui stesso confessa: “Nella casa per la prima volta ho avuto la consapevolezza di essere malvagio. Ho scoperto di avere un lato cattivo, di essere un falso, un manipolatore: ho gestito tutte le nomination, spiegavo agli altri concorrenti come votare e loro eseguivano”. Queste dichiarazioni ci tornano utili oggi per capire la strategia sua e quindi del governo.

Una volta fuori dalla Casa ci sono le ospitate in discoteca, a Buona Domenica. E poi l’agente delle star Lele Mora che gli insegna i trucchi della tv. Poi intraprende la strada del giornalismo. Lavora a Stop, Vero Tv, Telelombardia, infine Telenorba. Nel 2012 tenta la strada politica (su di lui anche l’ombra della lobby gay) e si candida alle primarie dei 5 Stelle a Milano. Ma ritira la propria candidatura e si propone invece di aiutare il partito nella gestione della comunicazione. Diventa un fedelissimo di Gianroberto Casaleggio e sopravvive agli altri della squadra tra cui quel Nicola Biondo che racconterà in un libro al veleno i meccanismi meno confessati del Movimento, e di lui dirà: “Rocco è l’uomo perfetto per quello che il Movimento 5 Stelle è diventato: una palestra dell’obbedienza. Ha lavorato duramente e si è meritato il ruolo che ha”.

Era il 2012 e Gianroberto Casaleggio lo scelse. Dall’ufficio comunicazione, se c’è da alzare la voce non si tira indietro e lo fa esagerando. Quando i Cinque Stelle entrano fisicamente nella mitica “stanza dei bottoni”, Casalino diventa l’uomo-immagine del premier sconosciuto. Dopo le sue ultime frasi al veleno contro il Mef, ancora si fa quadrato intorno a lui. Il leader del Carroccio Matteo Salvini liquida la questione come “non appassionante”. Dal Movimento Cinque Stelle arrivano attestati di solidarietà alle affermazioni di Casalino. In un post ufficiale sul blog delle Stelle si legge: “Quello che è stato ripetuto per l’ennesima volta da Rocco Casalino è la linea del Movimento 5 Stelle detta e ridetta in tutte le salse. Nei ministeri c’è chi ci rema contro: uomini del PD e di Berlusconi messi nei vari ingranaggi per contrastare il cambiamento, in particolare il reddito di cittadinanza che disintegrerà una volta per tutte il voto di scambio”. 

A Casalino arriva anche, dal Guatemala, il sostegno di Alessandro Di Battista: “Siamo onesti, Casalino ha sbagliato. Non si mandano audio del genere in privato ai giornalisti. Certe cose vanno dette pubblicamente e con orgoglio. Le persone ci hanno votato proprio per questo. Se i tecnici nei ministeri ci mettono i bastoni tra le ruote prendendosi poteri che non gli competono vanno cacciati all’istante. Semplice”. E infine in serata, arriva anche l’appoggio di Luigi Di Maio“Ritengo inaccettabile che adesso il bersaglio siano diventati i nostri dipendenti della comunicazione. Chiunque vive il Movimento conosce bene l’importanza delle nostre strutture di comunicazione. Sono i migliori perché, in tutti questi anni, si sono inventati ogni giorno metodi alternativi alle tecniche tradizionali per far arrivare i nostri contenuti a milioni di italiani”.

Casilino replica con una nota: “Il delicato incarico che ricopro mi impone di chiarire che i contenuti della conversazione”, il cui audio è stato diffuso dai media, “sono da considerare alla stregua di una libera esternazione espressa in termini certamente coloriti, ma che pure si spiegano in ragione della natura riservata della conversazione, che non c’era nessun proposito da perseguire in concreto ma più una sensibilità presente all’interno dei 5Stelle e che era mia premura rappresentare”.

 

Ti potrebbe interessare anche: “I gay sono istigati dal diavolo. E basta aborto”. Le tesi del guru della Lega