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“Cibo geneticamente modificato”, in Italia parte la sperimentazione (ma manca il Regolamento). E le multinazionali…

In un periodo in cui la nostra alimentazione è sotto la lente d’ingrandimento, arrivano i nuovi Ogm a far discutere. Non si tratta dei tradizionali organismi geneticamente modificati, ma di quelli ottenuti attraverso le New breeding techniques (Nbt), conosciute anche come Nuove tecniche genomiche (Ngt). Appena un mese fa, il Parlamento Europeo ha approvato il mandato negoziale per la regolamentazione di questi “nuovi” organismi, anticipando un Regolamento che è ancora in fase di stesura. Tuttavia, l’Italia non ha perso tempo, e la sperimentazione è già partita nella Lomellina, in provincia di Pavia.

Questa iniziativa ha sollevato non poche polemiche. In prima linea troviamo l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessandro Beduschi, che ha annunciato con entusiasmo la sfida agli “effetti del cambiamento climatico”. Al centro della sperimentazione c’è il riso Telemaco RIS8imo, una varietà modificata dall’Università degli Studi di Milano per essere più resistente al brusone, una delle principali malattie del riso. La sperimentazione è in corso a Mezzana Bigli, dove 200 piantine sono state seminate su un appezzamento di 28 metri quadrati, all’interno di un campo più ampio di 400 metri quadrati, per minimizzare il rischio di impollinazione incrociata.

Il progetto europeo prevede la creazione di due categorie di Ogm attraverso la cisgenesi e il genome editing, tecniche che permettono di modificare o sostituire piccole parti della sequenza del Dna senza l’inserimento di geni esogeni. I biotecnologi assicurano che queste tecniche porteranno a frutti più nutrienti e a piante più resistenti a siccità, insetti e funghi patogeni.

Nell’ambito del Green Deal dell’Unione Europea, si propone che i nuovi Ogm siano esenti dalle attuali norme sulla valutazione del rischio previste dalla Direttiva sugli Ogm del 2001. Un vero e proprio delirio “green” che potrebbe cambiare radicalmente le regole del gioco. Le nuove norme entreranno in vigore solo dopo il parere del Consiglio UE e i negoziati del trilogo, che coinvolgono Parlamento, Consiglio e Commissione.

Intanto, i colossi dell’agrochimica come Corteva, Bayer-Monsanto, BASF e Syngenta hanno già richiesto 139 brevetti sulle applicazioni delle nuove biotecnologie per l’editing genomico delle piante. Questo permetterà loro di detenere la proprietà esclusiva di varietà vegetali geneticamente modificate per vent’anni, rendendo gli agricoltori dipendenti dalle loro sementi.

La tecnica del Crispr-Cas9 è al centro di queste innovazioni. Con questa metodologia, gli scienziati possono “tagliare” e modificare specifici geni, creando semenze che svilupperanno piante secondo le nuove caratteristiche genetiche. I vantaggi promessi includono frutti più nutrienti e piante più resistenti, ma le preoccupazioni restano molte, soprattutto riguardo l’impatto a lungo termine sulla salute e sull’ambiente.

In definitiva, mentre l’Europa si avvia a una rivoluzione verde, l’Italia diventa un campo di prova per i nuovi Ogm, aprendo un dibattito che coinvolge agricoltori, scienziati e cittadini preoccupati per il futuro della nostra alimentazione.