
Ha mantenuto il sorriso e il passo misurato, ma l’episodio non è passato sotto traccia. Durante una visita ufficiale alla cattedrale di Lichfield, il sovrano è stato raggiunto dalle accuse di un uomo tra la folla, riaccendendo uno dei dossier più delicati per l’immagine della monarchia britannica: un momento di certo poco british e senza dubbio inaspettato, decisamente fuori da ogni protocollo.
L’uomo ha alzato la voce proprio mentre Re Carlo III stava salutando i sudditi dietro le transenne, scandendo la domanda: “Da quanto tempo lo sapevate di Andrea ed Epstein?”. Subito dopo ha chiesto se la famiglia Windsor avesse esercitato pressioni per “insabbiare” la vicenda. Poco distante, qualcuno ha replicato secco con un “stai zitto”, prendendo le parti del sovrano e cercando di coprire la contestazione.
Intanto, il nome del duca di York è tornato a occupare le cronache per un altro motivo: la discussione in Parlamento sulla residenza di Royal Lodge, che il principe Andrea occuperebbe da oltre vent’anni senza versare un canone regolare. L’ipotesi di una convocazione a Westminster ha già inasprito il clima, creando una coda istituzionale che si somma al caso giudiziario e mediatico.
Di fronte all’interruzione, il re non ha mostrato alcuna reazione visibile: niente cenni, nessuna risposta, solo la decisione di proseguire il rituale dell’incontro pubblico. Una postura di compostezza che evita lo scontro diretto, ma che lascia parlare un silenzio pesante sul piano simbolico, specie quando le domande investono la credibilità delle istituzioni.
Il dossier Andrea continua infatti a intaccare l’autorevolezza della Corona, alimentando interrogativi sull’integrità dell’istituzione e sul suo rapporto con la trasparenza. È un terreno scivoloso, dove ogni gesto – o non gesto – viene letto come segnale politico e comunicativo, ben oltre la singola stretta di mano con i cittadini.
La scelta di non replicare sul momento si inserisce nella linea prudente di Buckingham Palace: preservare il tono istituzionale, evitare di amplificare le contestazioni e lasciare che siano le procedure formali a parlare. Ma la percezione pubblica resta un banco di prova: tra ricostruzioni giornalistiche, carte giudiziarie e pressioni dell’opinione pubblica, la domanda di chiarezza non accenna a spegnersi.
In controluce, la scena di Lichfield racconta la frattura tra narrazione ufficiale e sensibilità dei sudditi. Finché il nodo principe Andrea–Epstein rimarrà irrisolto, ogni passerella reale rischia di trasformarsi in un test di tenuta per la monarchia britannica, perché quel “Da quanto tempo…?” continua a rimbombare ben oltre il perimetro di una visita.