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Comprano bimba per darla in sposa. L’incredibile sentenza del giudice e la “ridicola” pena per i colpevoli

Venduta come fosse un oggetto a soli 12 anni. E rimasta incinta a 13. Una sorte terribile quella toccata a una bambina serba, comprata da una famiglia kosovara per diventare la moglie di un ragazzo poco più grande di lei e residente in Italia, in Valsugana, nella parte est del Trentino. Una vicenda assurda, che ha avuto una conclusione ancora più allucinante. Come raccontato da Matteo Lorenzi sulle pagine della Verità, infatti, tutto è iniziato nel 2020, quando la giovane era stata accompagnata in Italia dai genitori, oggi irrintracciabili, per essere venduta alla famiglia del futuro marito, che non aveva mai visto in vita sua. Il tutto a seguito di un accordo di natura economica, con la famiglia dello sposo che aveva pagato una somma di denaro in cambio della ragazzina. La giovane era stata poi costretta ad avere rapporti sessuali con il ragazzo, rimanendo incinta e diventando madre nel 2021, a soli 13 anni. Nel frattempo, però, alcuni abitanti della zona avevano segnalato la situazione ai servizi sociali, intervenuti per capire cosa stesse succedendo. Qui inizia la paerte ancora più scioccante. Della vicenda si è infatti interessato il Tribunale di Trento, ma l’iter giudiziario si è concluso nella maniera peggiore possibile.

Sposa bambina in Valsugana: l’incredibile decisione del giudice

Il figlio è stato accusato di aver consumato rapporti sessuali con una minorenne, i suoceri di averla costretta a sposarsi. Il gup Enrico Borrelli ha accettato, però, il patteggiamento di tutta la famiglia: il ragazzo dovrà scontare 2 anni di reclusione, quindi è probabile faccia pochissimi giorni effettivi di carcere, forse nemmeno uno. Il tutto perché è stato ritenuto che il particolare contesto socio-culturale in cui si è svolta la vicenda sia un attenuante tale da configurare il caso come “di minore gravità”. (Continua a leggere dopo la foto)

I suoceri della minore se la sono a loro volta cavata con 6 mesi di reclusione (con la condizionale) e una multa di 6.700 euro a testa. Un esito che ha lasciato “amareggiato” Alessandro Meregalli, legali della ragazzina, che ha contestato le ragioni del patteggiamento e si è detto spiacevolmente sorpreso dalla decisione del giudice.