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“Con i porti chiusi, non esisterebbe la cucina italiana”. Tutti contro i Mario Giordano e piatti “sovranisti”

Mario Giordano all’attacco, contro il cibo etnico e in difesa di quello italiano. Parole, quelle del giornalista, che hanno scatenato un acceso dibattito in rete: “Siamo vittime del Cous Cous Clan… mi domando perché dobbiamo mangiare a tutti i costi etnico? Abbiamo la cucina migliore del mondo, riscopriamo i nostri piatti italiani!”. E però proprio l’esempio utilizzato ha stuzzicato l’umorismo della rete, pronta a controbattere con la solita celerità.

In tanti hanno fatto notare, ad esempio, che Mario Giordano con le sue dichiarazioni mette nel mirino in realtà città del sud Italia come Trapani dove il couscous è una tradizione secolare. A San Vito Lo Capo si tiene anche, ricorda l’Huffington Post, un apposito campionato italiano, al quale partecipano cuochi che provengono da ogni regione dello Stivale e che si cimentano in una pietanza che non può certo essere bollata come “straniera”. Altri ricordano a Giordano che, se l’Italia in passato avesse chiuso i propri porti alle novità in arrivo da oltre confine, probabilmente nessuna delle prelibatezze che oggi ci caratterizzano sarebbero sulle nostre tavole. Dai pomodori e le patate regolarmente importate dagli Stati Uniti, passando per il riso asiatico fino al caffè dell’Etiopia, grazie al quale oggi possiamo far vanto dell’italianissimo “espresso”. Insomma, alla base di una cucina che tutto il mondo ci invidia, sostengono i molti che hanno puntato il dito contro Giordano e le sue dichiarazioni, c’è proprio la capacità di accettare la novità provenienti dal resto del mondo, studiarle e quando possibile farle proprie, senza pregiudizi. 

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