Due giorni intensivi di trattative già alle spalle, durante i quali però i 27 Paesi membri dell’Unione Europea non sono riusciti ad avvicinare le loro posizioni sul Recovery Fund. Manca un’intesa sul volume degli aiuti e sulla composizione degli stessi, divisi tra soldi in prestito e a fondo perduto. E mancano ancora convergenze sul tipo di condizionalità da rispettare per avere accesso ai miliardi promessi, quelli che dovrebbero aiutare lavoratori e aziende sparsi per il Vecchio Continente a rialzare la testa dopo la crisi.
Ad accompagnare l’istantanea, la scritta: “Continua il negoziato. Da una parte la stragrande maggioranza dei Paesi – compresi i più grandi Germania, Francia, Spagna, Italia – che difendono le istituzioni europee e il progetto europeo e dall’altra pochi Paesi, detti frugali”. Un modo per sottolineare come l’Europa, in questo momento, sia schiava di una minoranza ostinata e per nulla collaborativa.
Anche l’Ungheria di Viktor Orban ha preso le parti dell’Italia e ha attaccato duramente i Paesi Bassi: “L’Olanda vorrebbe creare un meccanismo per controllare la spesa dei Paesi del Sud. Sostanzialmente è una disputa tra italiani e olandesi. Noi siamo dalla parte dell’Italia. Bisogna dare i soldi ai Paesi che ne hanno bisogno e permettere loro di spenderli appena possibile per stabilizzare le loro economie, invece di ingaggiare lunghe dispute burocratiche”.Conte va allo scontro frontale con Rutte: “Ognuno ha il suo Salvini”