
Nel verdetto emesso dal tribunale penale di Vicenza, undici ex dirigenti della Miteni sono stati riconosciuti colpevoli di vari capi d’imputazione gravissimi: hanno subito condanne per avvelenamento volontario dell’acqua, disastro ambientale, gestione illecita dei rifiuti e bancarotta fraudolenta. Nel complesso, le pene ammontano a 141 anni di reclusione. La vicenda, iniziata nel 2021, vede circa trecento parti civili chiamate in causa e tra queste spicca il gruppo “Mamme No PFAS”, costituito da madri preoccupate per la contaminazione da sostanze chimiche perfluoroalchiliche.
La contaminazione riguarda le falde acquifere e l’acqua potabile di un bacino che serve circa 300.000 persone tra le province di Padova, Verona e Vicenza. È emerso che le sostanze coinvolte sono i PFAS, in particolare il PFOA, che per la sua persistenza viene definito una “sostanza chimica eterna”: non si decompone né nell’ambiente né all’interno dell’organismo umano. Durante il processo, alcune delle parti lese hanno mostrato dati allarmanti: nei loro figli si sono riscontrate concentrazioni di PFOA nel sangue che superano anche i 300 ng/ml. Questi valori sono molto al di sopra delle soglie che studi recenti considerano a basso rischio. Ad esempio, in Belgio, nella zona di Zwijndrecht, vi è anch’essa una situazione critica con contaminazione da PFAS da parte di impianti industriali, ma finora non si è giunti – come in Italia – a condanne penali analoghe.

Questo caso mette in luce non solo le conseguenze sanitarie e ambientali di pratiche industriali scorrette, ma anche la responsabilità legale dei dirigenti. I PFAS, ampiamente utilizzati in oggetti di uso quotidiano per le loro proprietà di resistenza a grassi, all’acqua e al calore (come pentole antiaderenti, capi impermeabili, packaging alimentare), sono ormai al centro di studi che ne evidenziano i pericoli a lungo termine: disturbi del sistema immunitario, problemi riproduttivi, alterazioni della tiroide. Il riconoscimento giudiziario del danno e delle pene inflitte potrebbe diventare un punto di riferimento per regolamentazioni più severe e un deterrente concreto per chi inquina.