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Conte chiude sul Reddito di cittadinanza: “Non si cancella”

Dopo le polemiche dei giorni scorsi all’interno del governo, Giuseppe Conte torna sullo scottante tema del Reddito di cittadinanza. Misura introdotta quando l’attuale leader del M5S ricopriva il ruolo di premier del governo gialloverde formato dai pentastellati insieme alla Lega di Salvini. In molti, a cominciare proprio dai leghisti, non sono convinti della bontà di una misura che, dicono, utilizza soldi pubblici per lasciare la gente a casa invece di cercarsi un lavoro. Ma Conte sul punto è deciso: “Il reddito di cittadinanza di certo non si cancella”.

Foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse 10-04-2020 Roma, Italia PoliticaEmergenza Coronavirus in Italia, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in conferenza stampa DISTRIBUTION FREE OF CHARGE – NOT FOR SALE – Obbligatorio citare la fonte LaPresse/Palazzo Chigi/Filippo Attili

“Lo abbiamo detto, lo abbiamo fatto. Il Reddito di cittadinanza di certo non si cancella, anzi viene rifinanziato e cambiato in meglio. Non solo. Ci stiamo battendo per mettere più soldi in tasca ai lavoratori, intervenendo ancora sul cuneo fiscale”. Così scrive Giuseppe Conte in apertura di un lungo post su Facebook. Il leader del M5S ricorda anche che in questi giorni al Senato è iniziata la discussione sul ddl presentato dal Movimento sul salario minimo per i lavoratori.

“Per quanto riguarda il Reddito, mentre i soliti noti si battevano per tagliare un sostegno a cittadini in difficoltà, invalidi, minori e soggetti fragili, noi stavamo lavorando – come da impegno preso con il Paese – per renderlo più efficace”, rassicura Conte. E invita anche a rendere “più efficiente il sistema di ingresso nel mondo del lavoro”. Coinvolgendo le “agenzie private”. Semplificando “l’accesso agli sgravi per le imprese che assumono i percettori del Reddito”. Introducendo un “meccanismo per incentivare i lavoratori ad accettare le offerte”.

“Molti attaccano il Reddito strumentalmente. Come fosse un ricettacolo di delinquenza e parassitismo. – conclude poi l’ex premier – Negli ultimi due anni, però, gli abusi tra i suoi percettori sono stati meno dell’1% dei 15 miliardi di tutte le truffe a danno dello Stato. Rafforziamo subito i meccanismi di repressione degli illeciti sul Reddito”.

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