Un Giuseppe Conte nel ruolo del “poliziotto buono”, dopo che Salvini e Di Maio avevano invece recitato la parte dei cattivi nelle ultime settimane. E che ha parlato di un’opinione pubblica europea “che per anni ha considerato il ‘progetto europeo’ come lo strumento per affrontare queste sfide e proteggere dal loro impatto negativo, ma oggi sta mettendo in dubbio la sua validità e credibilità”. Parole che sono arrivate dal World Economic Forum di Davos, sulle Alpi svizzere. ![](data:image/svg+xml,%3Csvg%20xmlns='http://www.w3.org/2000/svg'%20viewBox='0%200%20800%20670'%3E%3C/svg%3E)
Il premier ha tentato di mostrare il volto più gentile del populismo, sostenendo: “C’è una parola chiave attorno alla quale abbiamo costruito la nostra visione politica e l’attività di governo e quella parola è Popolo. Dobbiamo dare una risposta a tutto questo, abbiamo bisogno di un nuovo umanesimo, di una visione radicalmente nuova”. Il discorso è stato anticipato ai due vicepremier. E nella sua stesura hanno pesato le parole pronunciate ieri dal segretario di Stato statunitense Mike Pompeo, che ha definito il caso italiano quale una delle novità nello scacchiere politico internazionale.
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Durissimo anche il passaggio sull’euro, la cui realizzazione è stata “molto diversa” dalle aspettative, sottolineando come il contraltare della stabilità sia stato “un crescente debito pubblico” e “la frugalità di bilancio ha frenato la crescita del Pil”. Conte si è allineato a Salvini e Di Maio, pur col solito aplomb, anche sulla polemica con la Francia, inizialmente stemperata.
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Prima è così arrivato l’altolà alla possibilità che Oltralpe condivida il seggio all’Onu con la Germania o non con l’Europa unita, poi con una spallata sull’accordo Fincantieri-Stx, sul quale il governo francese ha “coinvolto la Commissione europea in modo ambiguo”. Anche Conte, insomma, sembra essere entrato con la testa nel percorso che porta alle europee. E che ha già scatenato Lega e Cinque Stelle.
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