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Armi all’Ucraina, Conte: “Dopo un terzo decreto l’Italia ha già dato”

Giuseppe Conte deciso a sabotare la linea del premier Mario Draghi sulla guerra in Ucraina. Ospite di Corrado Formigli a Piazzapulita, il leader del M5S ribadisce la necessità di un voto parlamentare in caso di volontà di inviare altre armi a Kiev. Conte stavolta usa toni più duri del solito, specificando che il nostro Paese da questo punto di vista “ha già dato”.

Giuseppe Conte a Piazzapulita

“Occorre dare atto al M5s che sul conflitto in Ucraina e sulle armi non stiamo fissando bandierine, ma stiamo facendo un discorso chiaro e trasparente. – dichiara Conte a Piazzapulita – Stiamo vivendo uno scenario di emergenza assolutamente imprevisto. Il governo era nato per affrontare l’emergenza pandemica e il Pnrr, ma di fronte ad uno scenario imprevisto non possiamo pensare che il governo vada avanti da sé, decidendo di volta in volta cosa fare e come posizionarsi perché non ha un mandato politico”.

“È giusto ci sia un aggiornamento sullo stato della guerra e un passaggio con un voto e con un atto di indirizzo parlamentare sarebbe un elemento di chiarezza anche per tutte le forze politiche. – questa la richiesta di Conte – Dopo due mesi e mezzo gli scenari stanno cambiando e noi dobbiamo poter dare un mandato più forte. Dopo un terzo decreto vogliamo fare una riflessione? Dopo un terzo invio di armi, che per noi non devono essere né più pesanti, né più letali, vogliamo fare una discussione? Dopo terzo invio, io credo che l’Italia abbia dato il suo contributo. L’Italia ha già dato e ora deve essere in prima linea per la pace”, taglia corto l’ex premier.

“Ho sentito Draghi che giustamente ha detto il negoziato non possiamo farlo sulla testa di Zelensky e dell’Ucraina. – prosegue Conte – Lo condivido, ma non possiamo lasciare a lui soltanto la responsabilità esclusiva del negoziato perché siamo coinvolti anche noi. Le affermazioni di Draghi che sono filtrate o rese alla stampa sono francamente in sintonia con quello che ho sostenuto nelle scorse settimane. Sono di un certo equilibrio, certamente. Ma il punto non è fare le dichiarazioni. Io ho posto una questione complessiva che non è per mettere in difficoltà il presidente del Consiglio dei ministri. Ma per chiarire, in una maggioranza così dilatata, con forze politiche che hanno sensibilità diverse, la necessità di una sintesi politica perché l’Italia dia al governo un mandato molto chiaro e forte verso una soluzione che ci sta più a cuore”, conclude.

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