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Ucraina, l’appello di Conte: “Dobbiamo concentrare tutti gli sforzi per un negoziato”

Secondo Giuseppe Conte, l’unica soluzione per porre fine alla guerra in Ucraina è un negoziato tra Mosca e Kiev. Il leader del M5S rilascia una lunga intervista all’Ansa in cui tocca diversi temi della politica italiana e internazionale. A cominciare naturalmente dal conflitto ucraino giunto al centesimo giorno. Per Conte non bisogna più inviare armi ma concentrarsi esclusivamente sull’aspetto diplomatico.

Giuseppe Conte parla di Ucraina

“Ho vissuto questi 100 giorni con una forte preoccupazione, dopo due anni e più di pandemia non ci meritavamo questa guerra in Europa. – dichiara Conte all’Ansa – Dobbiamo concentrare tutti gli sforzi per un negoziato, in modo da costringere tutti, non solo le parti in conflitto, a sedersi intorno ad un tavolo fino a quando non sarà firmato un accordo onorevole che preveda la cessazione dell’ostilità, il ritiro delle truppe russe, una dignitosa soluzione politica”, questa la posizione del leader pentastellato.

“La risoluzione viene scritta dai parlamentari non voglio anticipare i contenuti, deve nascere dal dialogo tra le forze in Parlamento. – prosegue Giuseppe Conte – La nostra posizione è chiara, l’Italia deve concentrare tutti gli sforzi per una soluzione politica, abbiamo contribuito con tre forniture di armi, ora ci sembra che il nostro apporto sia più prezioso sul piano diplomatico”.

foto IPP/zumapress roma 07-05-2019

“Il M5S ha detto sì alle sanzioni economiche e finanziarie. E continueremo a dire sì. – insiste Conte – Ma non dobbiamo continuare a pensare che stiamo sconfiggendo la Russia attraverso le sanzioni. Serve varare un energy recovery fund, con stoccaggi comuni, in caso contrario non si riuscirà a gestire questo momento di grande emergenza energetica. Lo dissi a Draghi quando lo incontrai per le questioni sull’aumento delle spese militari che si prefigurava una situazione economica drammatica, dalle bollette ai costi dei generi alimentari, con una prospettiva di severa recessione. Abbiamo già il 12% di lavoratori poveri con paghe da fame. In più c’è un ceto medio che continua ad impoverirsi. Perciò dobbiamo intervenire sulle dinamiche salariali”, conclude.

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