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Continua la strage nel Mediterraneo: meno sbarchi vuol dire più morti in mare

Non si ferma la strage nel Mediterraneo. Anche se non se ne parla, molte persone continuano a morie, lontano dai nostri occhi. L’ultima tragedia riguarda 50 persone scomparse lunedì scorso. Persone lasciate morire, sacrificate a una cinica propaganda che purtroppo produce consenso: 311 morti accertati nel Mediterraneo dall’inizio dell’anno e più di 600 scomparsi. Ma Salvini continua a dire agli italiani che si stanno riducendo gli sbarchi nel nostro Paese. E agli italiani, a quanto pare, va bene così: non importa se “ridurre” sta a significare che quelle persone muoiono.

E i morti probabilmente sono anche di più di quelli “ufficiali”, perché in una delle frontiere più letali del mondo non c’è quasi più nessuno a documentare le stragi e a soccorrere le persone in pericolo di vita. Anche per questa ragione la missione di Mediterranea deve andare avanti ed essere rafforzata.

L’assemblea che si terrà al Macro di Roma sabato e domenica serve anche a questo, a dare visibilità e coraggio all’Italia che non si arrende alla cultura dell’indifferenza e del cinismo e che crede nei principi della Costituzione. Mediterranea è un importante antidoto contro la cultura dell’odio e della morte. Ma non ci sono solo i morti e gli scomparsi. Nello stesso periodo altre 996 persone, i “salvati”, sono stati riportati indietro dalla cosiddetta guardia costiera libica.

Uomini, donne e bambini condannati, come le istituzioni internazionali hanno documentato, a un destino di torture, violenza e morte. Inoltre, nei primi 3 mesi dell’anno, in Italia sono arrivate via mare poco più di 500 persone. La piccola Malta, nello stesso periodo, ha accolto, in percentuale alla popolazione, circa mille volte in più del nostro Paese. Per non parlare di Grecia e Spagna, sulle cui coste, negli stessi mesi, sono sbarcati in tutto quasi 14mila migranti.

La più grande bufala in tutti i discorsi, pubblici e privati, sulla gestione delle frontiere e sugli arrivi di migranti sulle nostre coste, è che l’Italia e l’Europa siano investiti da importanti flussi migratori e che quindi sia necessario mettere in campo politiche per fermarli. Si tratta purtroppo di una bugia condivisa dalla quasi totalità dei politici e dei commentatori, non solo dalle destre xenofobe.

Una bugia che alimenta un consenso diffuso su politiche di chiusura e respingimento che consentono al nostro governo e al suo ministro della propaganda di giustificare la morte di centinaia di persone o il loro respingimento verso la Libia dove, oltre all’evidente condizione di guerra, si continuano a perpetrare crimini contro l’umanità.

 

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