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Coprifuoco per tutta Italia alle 21: il governo pronto a una nuova stretta

Coprifuoco in tutta Italia, come già sta accadendo nelle Regioni con i dati più preoccupanti, anticipato però addirittura alle 21. Oppure obbligo di uscire di casa soltanto per andare a scuola, a lavoro, o per “svolgere attività essenziali”. Non proprio un lockdown ma quasi. Sono queste le ipotesi sulle quali sta ragionando in queste ore il governo, che programma già un’ulteriore stretta qualora i numeri dei contagi e dei ricoveri in terapia intensiva dovessero continuare a crescere nonostante le misure già adottate: decisivi saranno i prossimi 7 giorni, una settimana nella quale l’esecutivo spera di riscontare i primi effetti benefici dopo le ultime restrizioni.


Conte continua a non voler prendere ufficialmente in considerazione l’ipotesi di un lockdown nazionale, come ribadito già più volte in questi giorni. Il ministro della Salute Roberto Speranza, di contro, spera non sia necessario ma non se la sente di escludere un ritorno alla situazione di inizio anno, quando fu necessario fermare il Paese per scongiurare il peggio. Con le Regioni si lavora intanto al rafforzamento delle attività territoriali per la diagnostica e la prevenzione, nel tentativo di dotare i medici di base di una strumentazione “più efficiente per la presa in carico del paziente” e far respirare di più, di conseguenza, le strutture ospedaliere. 
Speranza ha già annunciato il via della sperimentazione per i test rapidi nelle farmacie, mentre in queste ore si va delineando un bando per selezionare duemila operatori da mettere in campo per effettuare tamponi e informare gli italiani sulle procedure. Le strette, però, restano inevitabili agli occhi del governo. In particolare si ragione sulla limitazione degli spostamenti tra Regioni nel weekend: in alcune i supermercati restano aperti, in altre no. Da qualche parte c’è il coprifuoco, non ovunque. La paura, così, è che si registrino troppi “sconfinamenti”, ipotesi che preoccupare e potrebbe spingere l’esecutivo a imporre un nuovo stop.
Tra i capitoli sospesi ci sono le sale giochi, che vanno verso la chiusura, e palestre e piscine. Per queste ultime i rappresentanti di categoria hanno presentato al ministro dello Sport Vincenzo Spadafora le linee guida che rendono obbligatorie le prescrizioni fin qui facoltative, come misurazione della febbre ai clienti, ingressi contingentati, percorsi differenziati negli spogliatoi. L’ultima parola, però, ora spetta a Conte. Un quadro tutt’altro che roseo, con sullo sfondo un punto di ritorno già segnato sul calendario: 2.300 posti in terapia intensiva. Se si dovesse raggiungere quella soglia, il governo sarebbe concorde nell’imporre il lockdown su tutto il territorio.

Chi è risultato positivo al Covid ha frequentato più bar e ristoranti