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Coronavirus e scuole, caro Conte serve davvero anticipare mosse possibili?

“Non possiamo escludere la chiusura totale di tutte le scuole”. Queste le parole del premier Giuseppe Conte dopo una riunione, l’ennesima, con i tecnici e con i rappresentati delle Regioni. L’emergenza coronavirus continua, e il governo è impegnato a fronteggiare la grave situazione sanitaria. All’uscita dell’incontro, in un colloquio con i giornalisti presenti, così come segnala Il Corriere della Sera, per la prima volta, il premier apre alla possibilità di chiudere tutte le scuole per un mese per ragioni di sicurezza. E ancora una volta si torna a dibattere sulla necessità di rendere pubbliche – senza aver preso alcune decisione – queste ipotesi.

Dicendo semplicemente questa cosa, è come se il premier certificasse un’escalation della gravità della situazione, allarmando ancora di più la società per il coronavirus. Tra la gente, infatti, è lecito ora chiedersi: “Ma se dicono che dobbiamo stare tranquilli perché la situazione è sotto controllo, perché chiudono le scuole di tutta Italia”?. Ancora una volta sembra che a livello comunicativo il governo stia toppando. “L’attenzione è massima, stiamo prendendo delle decisioni che incidono sullo stile di vita degli italiani e siamo ancora in una situazione di allarme, secondo i dati scientifici. Il contagio potrebbe anche estendersi, non sappiamo quando raggiungeremo il picco”. Potrebbe, non sappiamo, allarme, allerta… Tutte parole che certificano confusione, insicurezza. Parole che il premier farebbe bene a tenere per sé e non a divulgare sulla stampa e in tv.

Anche nel mondo della scuola ora c’è agitazione, per una situazione che evolve di ora in ora e non permette una programmaticità ordinata. Secondo quanto previsto dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 25 febbraio 2020, sono sospesi i viaggi di istruzione, le iniziative di scambio o gemellaggio, le visite guidate e le uscite didattiche comunque denominate, comprese le fasi distrettuali, provinciali o regionali dei campionati studenteschi programmate dalle Istituzioni Scolastiche. La sospensione vale fino al 15 marzo 2020. La chiusura delle scuole, provvedimento di esclusiva competenza delle Regioni e degli Enti Locali, comporta il divieto di accesso ai locali per tutto il personale e per gli alunni.

I tecnici si affrettano a specificare: “Le assenze non devono essere giustificate, non comportano decurtazione economica o richieste di recupero. L’anno scolastico è comunque valido, anche qualora non dovesse raggiungere il minimo di 200 giorni previsti, in quanto si tratterebbe di una situazione dovuta a cause di forza maggiore. Intanto, il Ministero sta integrando l’offerta di strumenti, community, chat e classi virtuali con una piattaforma interamente dedicata alla didattica a distanza, per assicurare a tutte le scuole che ne facciano richiesta la possibilità di avere gratuitamente strumenti e mezzi, garantendo il diritto allo studio a tutti”.

La Regione Lazio intanto pensa di chiudere le scuole a Roma e nelle altre province. Ma la decisione sarà presa soltanto in accordo con il governo. Come spiega Il Messaggero, la direzione in cui sta andando via della Pisana è quella di un “anticipo” di qualche giorno delle vacanze pasquali, quest’anno fissate nel calendario scolastico regionale dal 9 al 14 aprile. A meno che il numero dei contagi da coronavirus, nelle prossime settimane, suggerisca di mettere in campo questa misura già in questo mese. In rete, intanto, gli studenti fuori dalle zone rosse festeggiano. L’idea di stare a casa non li disturba affatto…

 

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