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Fa più morti l’influenza o il Covid? I dati italiani che mettono a tacere i negazionisti

Donald Trump ha sollevato l’ennesimo polverone, in uno dei momenti più drammatici della pandemia Covid. Ha detto, e non è la prima volta, che l’influenza fa più morti del Covid. Immediatamente la balla ha riniziato a circolare in rete fino ad arrivare ai negazionisti nostrani. Per questo, Facebook e Twitter hanno censurato il Presidente Usa. La domanda, però, a questo punto è legittima, e merita una risposta. Anche perché solo i dati possono mettere a tacere certe fake news. Guardando i numeri a livello globale, è abbastanza semplice rilevare come l’affermazione del presidente Trump sia quantomeno contestabile. In Italia, invece, come stanno le cose?

A oggi sono 60.134 le persone attualmente positive e 36.030 i morti. Numeri che fanno preoccupare anche su cosa accadrà durante i mesi dell’autunno – in cui alla pandemia si affiancherà l’influenza stagionale. Come spiega Lara Tomasetta su TPI, “l’influenza stagionale in Italia lo scorso anno ha comportato poco più di 8 milioni di casi con 812 persone ricoverate in terapia intensiva e 205 morti in totale. Numeri molto diversi da quelli causati dalla pandemia che ci fanno capire come le due cose non siano minimamente paragonabili”.

Dello stesso avviso è Paolo Bonanni, epidemiologo e professore di Igiene presso il Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università degli Studi di Firenze, che ha commentato le stime e soprattutto quel “milione di morti da Covid-19 nel mondo che ci fa capire che non siamo di fronte a un’influenza, soprattutto perché nessuno è vaccinato e nessuno aveva gli anticorpi”.

La convivenza tra Sars-CoV-2 e virus influenzali pone due ardue sfide per ridurre il sovraccarico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN): la prima è potenziare l’attività di testing dei soggetti con sintomi simil-influenzali, in particolare tramite tamponi rapidi; la seconda è estendere le coperture della vaccinazione antinfluenzale. La circolare del Ministero della Salute del 4 giugno, infatti, raccomanda il vaccino “per tutti i soggetti a partire dai 6 mesi di età che non hanno controindicazioni al vaccino”, con offerta attiva e gratuita per alcune categorie di popolazione a rischio.

“La vaccinazione antinfluenzale – conclude Tomasetta – oltre a ridurre le complicanze dell’influenza stagionale e contenere l’eccesso di mortalità, quest’anno ha un obiettivo strategico di salute pubblica: ridurre il numero di persone sintomatiche che rischiano di sovraccaricare i servizi sanitari territoriali e i pronto soccorso. Questo obiettivo, tuttavia, richiede una copertura vaccinale molto ampia anche nelle fasce non a rischio che, di fatto, includono la maggior parte dei lavoratori ai quali è affidata la ripresa economica del Paese”.

 

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