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Covid Toscana, giudice reintegra psicologa no vax sospesa: “Vaccini invasivi del Dna”

La psicologa no vax deve essere immediatamente reintegrata nel suo posto di lavoro. La notizia arriva dalla Toscana, dove il giudice civile Susanna Zanda ha accolto il ricorso di una professionista, sospesa dal suo Ordine il 19 ottobre 2021 perché non risultava in regola con la vaccinazione anti Covid. Ma a fare scalpore sono soprattutto le motivazioni addotte dalla toga. Secondo quanto scrive la Zanda, infatti, i vaccini sarebbero “sperimentali e talmente invasivi da insinuarsi nel Dna”.

Sentenza choc sul Covid in Toscana

L’udienza per discutere la revoca, la conferma o la modifica del provvedimento appena preso è stata fissata dal giudice Zanda per il 15 settembre. L’Ordine degli Psicologi della Toscana ha già annunciato ricorso in tutte le sedi. “Non può essere costretta” a sottoporsi a vaccini “sperimentali talmente invasivi da insinuarsi nel Dna, alterandolo in modo che potrebbe risultare irreversibile con effetti ad oggi non prevedibili per la vita e la salute”, questa la parte più discussa della sentenza.

Secondo il giudice Zanda ora la psicologa potrà esercitare “in qualunque modalità (sia in presenza che da remoto) alla stessa stregua dei colleghi vaccinati”. A suo modo di vedere, infatti, la legge che ha introdotto l’obbligo vaccinale si propone di “impedire la malattia e assicurare condizioni di sicurezza in ambito sanitario”. Ma, prosegue, “questo scopo è irraggiungibile perché sono gli stessi report di Aifa ad affermarlo”.

Poi il provvedimento parla di un “fenomeno opposto a quello che si voleva raggiungere con la vaccinazione. Ovvero un dilagare del contagio con la formazione di molteplici varianti virali e il prevalere numerico delle infezioni e decessi proprio tra i soggetti vaccinati con tre dosi. Il giudice cita anche l’articolo 32 della Costituzione che “dopo l’esperienza del nazi-fascismo non consente di sacrificare il singolo individuo per un interesse collettivo vero o supposto e tantomeno consente di sottoporlo a sperimentazioni mediche invasive della persona, senza il suo consenso libero e informato. A tutt’oggi dopo due anni ancora non si conoscono i componenti dei sieri e gli effetti a medio e lungo termine come scritto dalle stesse case produttrici mentre si sa che nel breve termine hanno già causato migliaia di decessi ed eventi avversi gravi”, conclude.

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