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Salvini e Di Maio si lasciano? “Tranquilli”, torna Monti: l’indiscrezione choc

Come era prevedibile l’Europa ha bocciato la manovra italiana. Matteo Salvini e Luigi Di Maio in queste ultime settimane più che alleati sono sembrati a turno i leader della maggioranza e dell’opposizione. Una guerra intestina che oltre che danneggiare loro sta portando l’Italia contro un muro. Una volta è il primo che si schiera contro le modifiche al decreto sicurezza, minacciando di far saltare il banco, un’altra è il vicepremier pentastellato a dichiarare che sulle tasse o si rispetta il contratto o si va a casa. Se all’inizio il gioco delle parli tra i due vicepremier ha funzionato, ora è dannoso e si prospettano scenari choc, come quello di un ritorno di Monti. Ma procediamo con ordine…

Essere nei giorni pari il partito di lotta e in quelli dispari il partito di governo poteva aiutare a contentare le varie anime dell’elettorato. Ed è chiaro che le prime settimane dell’esecutivo sono andate proprio così, ossia con la Lega che attraverso il proprio leader insisteva sui temi dell’immigrazione e poi, dopo aver incassato i primi risultati, passava all’opposizione, chiedendo a gran voce un condono fiscale che contentasse i propri sostenitori.

Dall’altra parte Luigi Di Maio, a seguito della rassicurazione di una rapida entrata in vigore del reddito di cittadinanza, non poteva tacere godendosi il risultato. Dunque, indossati i panni del contestatore, il vicepremier si è messo a sparare sulla Tav, mostrando i muscoli sulla prescrizione. In pratica, da quando si sono stretti la mano e hanno sottoscritto il contratto di governo (ma poi: che fine ha fatto il contratto di governo?), i due leader che sorreggono la maggioranza non hanno lasciato scorrere un giorno senza farsi la guerra.

Finora i sondaggi, però, appaiono premiarli. Infatti, nonostante la bocciatura della manovra da parte dell’Europa e sebbene vi sia stata una fiammata dello spread che preoccupa i risparmiatori, il consenso del governo nel suo insieme resta alto. Lega e 5 stelle uniti rappresentano il 6o% degli italiani i quali, se si tornasse a votare, premierebbero comunque i partiti di governo, continuando a evitare di mettere la crocetta sui simboli che stanno all’opposizione.

Al di là degli effetti delle sanzioni che l’Ue minaccia ogni giorno (ieri sono proseguite le iniziative per indurre il governo a cambiare rotta su deficit e debito), Lega e 5Stelle dureranno? E, se dureranno, per fare che cosa? Dopo i ripetuti scontri e le false partenze, la tenuta della maggioranza traballa come non mai. I 5 stelle hanno una ragione fortissima per non provocare una crisi che costringa il capo dello Stato a sciogliere il Parlamento. Per via della regola ferrea imposta ai grillini allo scopo di evitare i professionisti della politica, molti di loro, non potrebbero candidarsi a un terzo mandato.

Tra questi, c’è lo stesso Luigi Di Maio. Più probabile un rimpasto, dunque: e dal cambiamento torniamo subito alla prima Repubblica. Se questo governo cadesse, come al solito la parola non tornerebbe agli elettori, ma ai partiti. Qualcuno, invece, paventa un governo tecnico alla Monti, praticamente l’incubo di ogni italiano. Anche se, visto come e cosa stanno facendo questi due, che nel tentativo di prendere il volante stanno mandando l’Italia fuoristrada, forse sarebbe comunque meglio Monti.