La celebre lotta ai “fannulloni” è ormai acqua passata. Il nuovo Renato Brunetta sembra aver seppellito definitivamente l’ascia di guerra per firmare un Patto per potenziare la Pubblica amministrazione, anche in vista dell’opportunità offerta dal Piano nazionale di ripresa e resilienza da 191,5 miliardi. Un accordo sul quale è arrivato l’ok di Mario Draghi: “Un evento di grande importanza, ma è il primo passo – ha sottolineato il premier – Molto, quasi tutto resta da fare. L’augurio è che sapremo tener fede alle promesse di questo piano. Nel corso delle consultazioni ho avuto modo di esprimere quanto io tenga a questo confronto e questo dialogo, questa è la prima occasione di incontro”.

“Questo Patto – ha spiegato dal canto suo Brunetta – inaugura una nuova stagione di relazioni sindacali e il negoziato che si apre per il rinnovo contrattuale avverrà in questo contesto. Venerdì convocherò tutte le confederazioni sindacali rappresentative del pubblico impiego con l’obiettivo di avviare il negoziato in tempi brevi. È per noi il migliore segno di ripartenza. Un buon contratto è un investimento nella fiducia reciproca, nella stabilità e nel carattere innovativo delle relazioni di lavoro”.

Tra gli elementi che caratterizzano il piano, come spiegato da Palazzo Chigi in una nota, c’è “la flessibilità organizzativa delle Pubbliche amministrazioni e l’incremento della loro rapidità di azione come obiettivi fondamentali di un processo di rinnovamento che le parti si impegnano a perseguire, con particolare riferimento a tre dimensioni: il lavoro, l’organizzazione e la tecnologia”. In particolare, “l’individuazione di una disciplina del lavoro agile (smart working) per via contrattuale è un elemento qualificante di questa strategia e va nella direzione auspicata dalle organizzazioni sindacali sin dall’inizio della crisi pandemica”.