Vai al contenuto

Dalla Lega chiedono al Comune di Verona di denunciare Balotelli

Casi strani della vita: Mario Balotelli, calciatore del Brescia e in passato più volte con la maglia della Nazionale di calcio, viene bersagliato durante una partita a Verona dagli ululati razzisti di una parte dello stadio. Pochi, per fortuna, tristissimi. Si spazientisce, minaccia di lasciare il campo. Scatena un putiferio sui social, sacrosanto, visto che purtroppo il mondo del pallone nostrano vive ancora troppo spesso domeniche di questa tinta. Secondo qualcuno, però, il Comune della città dovrebbe ora passare alle vie legali contro l’atleta.

Tutto vero, inutile sgranare gli occhi: secondo quattro consiglieri comunali di Verona, Balotelli avrebbe infatti diffamato con le sue parole il capoluogo. E così ecco arrivare la mozione che invita la città a denunciarlo, firmata da Andrea Bacciga, eletto in consiglio con “Battiti”, la civica del sindaco Federico Sboarina e dai consiglieri della Lega Alberto Zelger, Paolo Rossi e Anna Grassi.“Nessuno presente allo stadio – è scritto nella mozione – durante la partita Brescia-Verona, udiva ululati: né il pubblico, né la panchina del Brescia, né i giornalisti di Sky a bordo campo. Iniziava da subito una campagna mediatica contro la città di Verona sia da alcuni politici, come risulta dal comunicato del Pd, sia da alcuni giornalisti che, seppur non presenti allo stadio, non hanno perso l’occasione di gettare fango sulla nostra città”.Insomma, nonostante i video che testimonino l’accaduto, per i consiglieri verdi non ci sono stati cori razzisti. O se sì, poca roba. Non abbastanza da scatenare una reazione che, col senno di poi, poteva arrecare danni d’immagine alla città di Verona. La lotta al razzismo, per una volta, poteva anche fare un passo indietro. Tesi tra l’altro curiosamente in contrasto con l’atteggiamento della città stessa, che ha espulso fino al 2030 dallo stadio l’ultrà Luca Tempestilli, reo di dichiarazioni discriminatorie contro Balotelli dopo l’accaduto. Andateglielo a spiegare, a quelli della Lega.

Sud Italia, una crisi senza fine: ma non chiamatela “Questione meridionale”