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Damiano Rizzi psicologo dal cuore d’oro: “Io, volontario curo gli incubi dei medici”

Damiano Rizzi, 49 anni, è uno psicologo clinico, ricercatore al San Matteo di Pavia. Curare il prossimo per lui non è solo un dovere ma quasi una vocazione. Per occuparsi delle vite degli altri infatti ha creato la fondazione Soleterre. “Ho depositato alle 13 e 05 del 22 ottobre 2002 l’atto di costituzione al registro delle Onlus. Poco dopo siamo stati riconosciuti dal ministero degli Esteri come Organizzazione non governativa, con tutti i requisiti per lavorare in ogni ospedale e luogo del mondo”. Come dice il gioco di parole del nome della Onlus, lo scopo dell’organizzazione è raggiungere quei luoghi abbandonati in cui le persone vivono in estrema povertà. “Abbiamo cominciato con l’occuparci di bambini malati di cancro a Kiev, 70 chilometri da Chernobyl – ha detto lo psicologo volontario – I medici amputavano gambe e braccia con una sega manuale. Chirurgia di guerra, spiegavano. Il primo progetto fu acquistare un kit pediatrico per rendere le amputazioni meno invasive. Da allora abbiamo curato in Ucraina oltre novemila bambini”.

Come ha raccontato a Repubblica, durante la pandemia i volontari di Soleterra hanno anche lavorato accanto ai medici in terapia intensiva. “Da marzo a giugno del 2020 i 14 psicologi ingaggiati da Soleterre hanno lavorato al Policlinico San Matteo di Pavia in sei reparti per un totale di 1912 ore, in media 32 al giorno. In terapia intensiva ricordo un medico che mi ha detto di essersi trovato nella difficile situazione di dare precedenza a un paziente e non a un altro, per poche ore – ha spiegato Rizzi -. Uno è entrato in terapia intensiva nel pomeriggio, l’altro il mattino successivo. Era normale visto il numero spaventoso di emergenze. Per fortuna entrambi sono riusciti a riprendersi. Ma quel medico non ha dormito per molte notti”.

Da curare però non c’è solo il Covid, ma anche i segni indelebili lasciati dalla malattia: “Restano i sintomi del Post Traumatic Stress Desorder, soprattutto pensieri e ricordi ripetuti e involontari, sogni angoscianti o flashback che riportano alla mente l’evento traumatico. Paura, orrore, rabbia, senso di colpa”. Senza i volontari mancherebbe di certo quel supporto essenziale per la guarigione dei pazienti, ma come ha ricordato Rizzo spesso non vengono valorizzati a dovere. “Spesso viene ritenuto “scontato” o, peggio, meno qualificato rispetto a altre professioni. Il terzo settore oggi in Italia ha un valore stimato in circa 80 miliardi di euro, pari al 5% del Pil. Un comparto economico e sociale di grande rilevanza che ha dato vita a vere e proprie professioni sino a pochi anni fa inesistenti”.

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